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Only The Cat Knows

Regia di Syoutarou Kobayasi vedi scheda film

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La recensione su Only The Cat Knows

di supadany
7 stelle

Far East Film Festival 21 - Udine.
La realtà non è romantica come ci piace sognare e pensare. Soprattutto, è il tempo a logorare i rapporti, portando troppe volte a dare per scontate delle gentilezze che invece andrebbero coltivate senza retropensieri di convenienza, in modo da incentivarle nella maniera più spontanea possibile.
Quando questo non avviene, senza nemmeno rendersene conto ci si ritrova al cospetto di un punto di rottura, una situazione rimediabile solo con una metamorfosi dei comportamenti, per giunta con un tempo di reazione subitaneo, che non concede di piangere sul latte versato.
Masaru (Tatsuya Fuji) e Yukiko (Chieko Baishô) sono sposati da cinquant'anni, ma ormai il loro rapporto è ridotto ai minimi termini. Mentre lui trascorre le giornate fuori casa in un circolo ricreativo, lei sistema casa, prepara i pasti e guarda serie televisive coccolando Chibi, un adorabile gatto nero di tredici anni.
Quando quest'ultimo scompare nel nulla, Yukiko fa di tutto per ritrovarlo, mentre Masaru tenterà di dissuaderla. Proprio in questa contingenza, l'anziana signora capisce che il loro matrimonio è alla frutta, una sensazione ingigantita ulteriormente da un'amara scoperta.

scena

Only The Cat Knows (2018): scena


Ogni età decreta delle urgenze specifiche. Quando sei giovane vince la scoperta, quando sei anziano la conservazione di ciò che ti rimane. Quando sei adulto vorresti trovare l'amore, il senso della vita, quando sei anziano rischi di averlo perso per strada, di finire intrappolato in una stasi apatica.
Only the cat knows girovaga nel quotidiano di una coppia di anziani - interpretati dai mirabili Chieko Baishô e Tatsuya Fuji - e dà una sbirciatina anche all'età di mezzo attraverso i figli, raccoglie le insoddisfazioni e incornicia quei gesti che fanno la differenza, nel bene così come nel male.
Una stesura delicata nello scansionare gli stati d'animo, con brusche virate sull'itinerario di viaggio, pienamente giustificate dalle dinamiche, che richiedono continuamente prese di posizioni decise, indispensabili per non veder frantumato il castello relazionale costruito nel corso di una vita intera.
Così, gli sbalzi d'umore hanno la meglio, tra cure amorevoli e disattenzioni, azioni ripetute e reazioni inattese, il test della soglia di sopportazione e flashback in bianco e nero che riportano a una sognante gioventù, quando ogni gesto, sguardo e incontro finiva direttamente sotto l'accogliente ombrello della scoperta.
Un insieme ritmato e conciliante, scorrevole e disciplinato, insaporito da equivoci e dalla pacatezza tipicamente giapponese, un esemplare di feel good movie che espleta egregiamente il suo compito.
Vellutato.

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