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Pari

Regia di Siamak Etemadi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pari

di chiaradash
7 stelle

La storia di una donna iraniana che ricerca il figlio scomparso nei meandri dell'Atene profonda. Una discesa agli inferi e una incessante questua, un bel film in cui brilla una protagonista straordinaria.

Pari è una donna che dalla Repubblica Islamica d’Iran viene catapultata nella caotica Europa greca. Pari è madre di un figlio nato forse da un errore di gioventù, probabilmente da una trasgressione alla rigida ed ipocrita morale islamica. La donna giunge ad Atene per cercare il giovane figlio che pochi anni prima si era trasferito in Grecia per studiare ingegneria e scopre di averlo perso, tra le vie di Exarcheia e le sue meraviglie. Nella risoluta ricerca del figlio Babak, Pari discende negli inferi della città in una catabasi nell'underground ateniese, tra droghe, prostituzione, vite estreme, anarchie politiche ed esistenziali, che tanto stonano col rigore del chador nero e la compostezza della protagonista.

Il regista, iraniano espariato che vive e lavora proprio ad Exarcheia,  mostra sapientemente il volto profondo della Atene contemporanea che chiunque bazzichi  riconoscerà nei luoghi, nelle facce e nelle frasi ricorrenti, sempre in una lingua ibrida, sempre le stesse... Etemadi  ci parla di una storia semplice ma facendolo ci parla di coloro che si ammasano in Grecia e che giungono da ciò che Europa non è, spesso incagliandosi nel dedalo di Atene, e lo fa con uno sguardo diverso dai soliti cinedocumentaristi europei politically correct: utilizza una dialettica diversa a quella dei soliti reportage sulle vittime che indulgono con sottile compiacimento sulle sofferenze degli "altri" che abbiamo visto a iosa. Ci mostra le vie laterali della città, in cui lavorano centinaia di prostitute, gli angoli di marciapiede infettati dalla metanfetamina, i transfughi iraniani che si rifugiano nel cristianesimo evangelico. Sembra quasi che l'Iran e il fanatismo islamico continuino a scarnificare le anime dei personaggi e che per quanto lontano si corra è impossibile fuggire alla maledizione di Khomeini.

Il regista ci mostra e ci fa toccare con mano la doppia assenza di Babak, cancellato dal suo paese natale che ha ripudiato e che ha scelto di sparire dal luogo che per un momento ha creduto potere essere casa propria.

Il tema del'attesa e dell'assenza sono trasposti nelle parole e nelle immagini in modo sottile e poetico, da qualcuno che probabilmente conosce e vive tutto ciò. 

L'assenza rimane tale e le domande non si chiudono: che fine avrà fatto Babak? Non era venuto in Europa per studiare? Si sarà veramente imbarcato su una nave per vivere da poeta-pirata senza patria?

 

Pari, che in lingua persiana significa creatura fatata, angelica è proprio un angelo, di un candore intaccabile. L’attrice Melika Foroutan è meravigliosa nel rappresentare il candore di questa donna ingenua e risoluta, fragile ma instancabile. Pari nella sua diversità e lontanza da noi è madre archetipica, la cui ricerca disorientata del figlio e il cui coraggio non risente mai di dubbi.

Film trilingue (greco, inglese e persiano) che non ha quasi bisogno di sottotitoli perché mette in scena situazioni universali e paradigmatiche mescola sapientemente il sudicio con la poesia, la violenza con l'amore.

Pari è un angelo e resta angelo, il suo candore e la sua forza sono il fulcro di un bel film la cui algidità si conclude conun finale aperto ma tutto sommato lieto. 

 

 

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