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Sole

Regia di Carlo Sironi vedi scheda film

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La recensione su Sole

di supadany
7 stelle

Venezia 76 - Orizzonti.
Più una legge è stringente, più chi ha intenzione di aggirarla, invece di arrendersi, s'ingegna. Il circolo è chiaramente vizioso: mentre le maglie guiridiche si stringono, i disonesti continuano a operare, studiandone una più del diavolo, e gli unici penalizzati sono coloro i quali vorrebbero fare tutto a modo, rispettando la procedura.
Sole tratta un caso paradigmatico, riguardante l'affidamento di neonati che, per tante coppie, rappresenta l'unica via per concretizzare il sogno di diventare genitori. Seguendo la prassi, c'è il  rischio concreto di rimanere con un pugno di mosche in mano, mentre degli escamotage garantiscono il conseguimento del risultato passando per vie traverse.
Ermanno (Claudio Segaluscio), un adolescente che vive alla giornata grazie a piccoli furti, riceve l'incarico di prendersi cura di Lena (Sandra Drzymalska), una ragazza dell'est arrivata in Italia per vendere la bambina in procinto di partorire.
Fingeranno di essere una coppia per consentire a Fabio (Bruno Buzzi) e Bianca (Barbara Ronchi), gli zii di Ermanno, di ottenere l'affidamento della bambina, facendogli superare gli scogli burocratici in cambio di denaro.
Quando la bimba, di nome Sole, verrà al mondo, per Lena sarà difficile rispettare silenziosamente i patti.

 

Claudio Segaluscio, Sandra Drzymalska

Sole (2019): Claudio Segaluscio, Sandra Drzymalska


Sole è un piccolo e rigoroso film, opera prima di Carlo Sironi, un raro oggetto filmico all'interno del panorama produttivo italiano, per i propositi e, in particolar modo, per la scrupolosità che lo guida e permea.
Nel circoscrivere l'incontro e il conseguente legame instaurato tra due giovani solitudini, ha punti di contatto con L'intervallo. Di fatto, si tratta di un momento di stasi apertosi in un pantano, un ambiente che fossilizza le posizioni nel quale tutto ha un prezzo (nemmeno troppo elevato), trasformando la crescita in una sfida improba. Una prova affrontata da due vite esteriormente anonime ma agitate da tumulti interiori, senza reali opportunità per il futuro, con sguardi assenti, persi nel vuoto, magari osservando quel mare che concretizza l'orizzonte.
Quello tra Ermanno e Lena è un rapporto forzato, nato esclusivamente per realizzare una missione, quella di ragranellare qualche migliaio di euro irradiando di felicità Bianca, una donna che sente addosso l'impellenza di diventare madre (un desiderio che Barbara Ronchi rende cristallino).
L'equilibrio precario tra questi addendi è incrinato nell'ultimo frangente, quando la vicinanza apre una fessura e l'oggetto dell'affare è venuto al mondo. Senza fare una piega, Carlo Sironi smuove le acque, fa scattare una molla interiore, sviluppa un senso di affetto che aggredisce l'aridità affettiva.
Ciò avviene con le parole mai usate oltre lo stretto necessario, senza scivolare nella risoluzione acqua e sapone, con un'acerba consapevolezza che comincia a battere un colpo.
Per il resto, il tempo farà il suo corso e quel che verrà, verrà.
Promettente.

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