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La bambola assassina

Regia di Lars Klevberg vedi scheda film

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La recensione su La bambola assassina

di Furetto60
2 stelle

Inutile ed imbarazzante remake della "bambola assassina"

In un tempo ormai presente, altamente tecnologico, si pensi ad Alexia, la potente immaginaria industria Kaslan, fabbrica robottini chiamati Buddi, in grado di espletare diversi compiti, eseguendo i comandi dei proprietari. In uno stabilimento sito nel Vietnam, dove questo giocattolo avanguardistico viene assemblato, un dipendente viene prima rimbrottato e umiliato, poi licenziato, cosi costui per dispetto, sabota il software di una delle bambole elettroniche, rimuovendo le limitazioni che normalmente vengono imposte a queste micro intelligenze artificiali, il pensiero va alle famose tre leggi di Asimov. Ovviamente questa anomalia non viene rilevata e il buddi difettoso viene comunque immesso sul mercato. Nel frattempo in America, Karen una madre single, con un’ambigua relazione con Shane, coniugato con un’altra a sua insaputa e Andy il figlio, che non nutre simpatia per costui, sono reduci da un trasloco familiare. Il ragazzo è un adolescente problematico, non ha amici e trascorre le sue giornate a smanettare con l’i phone, la madre lavora come commessa in un grande magazzino, vedendo il figlio depresso e non avendo molte risorse economiche, pensa bene di regalare al figlio un Buddi, trattasi proprio di quello modificato di cui sopra, riportato indietro da un'acquirente insoddisfatta ed estorto al responsabile del magazzino dei resi. Andy che non è affatto stupido, capisce che il bambolotto è diverso, sembra dotato di autonomia, non ha inibizioni o remore di qualunque tipo, e per questo, se ne appassiona. Inutile dire che tutto si risolve in un bagno di sangue senza fine, all’insegna dello splatter più estremo. L’originale di Tom Holland, era stato un film interessante, che aveva inventato una nuova icona horror la bambola Chucky, alla quale, nella versione originale, dava la voce l’ottimo caratterista Brad Dourif. Il successo fu tale che la produzione non si fece scappare “la gallina dalle uova d’oro” e finanziò ben sei sequel. A dirigere il remake o forse sarebbe meglio dire il reebot è stato chiamato stavolta il norvegese Lars Klevberg, che riprende le linee narrative, aggiornandole, la natura" di Chucky, è cambiata, non è più una bambola posseduta dallo spirito di un serial killer, ma un robottino modificato, dunque la vicenda perde il connotato soprannaturale. Francamente imbarazzante questo prodotto cinematografico, dalla trama inesistente, con una sceneggiatura evanescente, prove attoriali dilettantesche, probabilmente indirizzato ad un pubblico di giovanissimi di bocca buona, irretiti dal “marchio di fabbrica” blasonato.

 

 

 

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