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Keoma

Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film

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La recensione su Keoma

di Mr Rossi
4 stelle

"Keoma"? Poteva intitolarsi "La vendetta di Django" ma di western con personaggi e storie simili ne avevano già girati a decine. Come avrebbe detto il protagonista del film "Il western è marcio!" ma per molti spettatori era già finito da un pezzo.

 

"Keoma"? Poteva intitolarsi “La vendetta di Django” ma allora di western made in Italy con personaggi simili a quello ne avevano già girati a decine. Nel 1976 imperversavano nei nostri cinema film polizieschi di periferia e gialli-thriller alla Dario Argento e con questi ormai rari western seri come “Keoma” di Castellari si cercò di attirare l’ attenzione dei nostalgici di quel genere, ormai in via di estinzione dopo essere sceso ai livelli di grottesche farse a base di continue risse e battute di spirito di patate, cipolle e fagioli. Ma dopo circa trecento western made in Italy trovare nuovi soggetti per dei film del genere era una impresa impossibile e solo certi sconosciuti registi di artigianale imitazione americana come Enzo G. Castellari potevano provarci ancora.

   Più che un mezzosangue indiano come ci vuole far credere il regista, il penultimo vendicatore del Far-West nostrano impersonato da Franco Nero sembra un cacciatore di bisonti vagamente simile a Gesù Cristo e guarda caso verrà legato a una ruota dopo essere stato malmenato, in una sorta di martirio da subire prima della sua resurrezione per la resa dei conti finale. Per il resto si assiste alla storia di un misterioso giustiziere, figlio adottivo di un anziano pistolero in pensione noto nella zona come "Il grande Shannon", che dopo aver combattuto per i nordisti torna al suo desolato paese e trova i suoi abitanti decimati dalla peste e oppressi da una banda armata di reduci sudisti guidati da un certo Coldwell, ex ufficiale dei confederati. Oltre a questi malintenzionati, Keoma farà fuori anche i suoi tre odiosi fratellastri che, a differenza del famoso padre e di un servo negro, lo hanno sempre odiato a morte per un assurdo complesso d’ inferiorità infantile. I suoi pochi amici faranno arrivare in paese un carico di medicinali.

   Castellari si dimostra un regista abile dal punto di vista tecnico con ottime riprese e virtuosismi come i ripetuti ralenti alla Sam Peckimpah nelle scene d’ azione ma come originalità del personaggio e della storia siamo sempre dalle parti di film come “Django”, “Il ritorno di Ringo” e di altre imitazioni delle imitazioni già viste e riviste. Si notano solo armi e costumi migliori del solito e una scenografia malandata da villaggio fantasma, ma ormai era tutta roba di terza mano in svendita totale. Oltre a un sempre adatto Franco Nero ci sono alcuni attori caratteristi vecchi del mestiere come l’ austro-americano William Berger e l’ afroamericano Woody Strode, oltre a un attore italiano (Orso Maria Guerrini) che visto oggi in questo film sembra il fratello bello del comico demenziale americano Sacha Baròn Cohen, più noto come il protagonista dello spot di una marca di birra italiana ma per farla breve questi attori non avevano preso parte a dei film memorabili, a parte qualche rara eccezione. L' attrice italogreca Olga Karlatos è notevole ma il suo personaggio della povera vittima salvata e abbandonata si nota più che altro per il breve ruolo decisivo che avrà nel finale.

    Esterni nel più economico  Abruzzo con il sottofondo di musiche e canzoni in inglese degli “Oliver Onions” (quelli che musicavano cartoni animati e i primi film con Bud Spencer e Terence Hill) che contribuiscono a dilatare dei tempi già lunghi, con un insolito duetto fra una suadente voce femminile e una voce maschile che canta come un ubriaco. Dialoghi talvolta assurdi e spesso ridotti ai minimi termini fra il protagonista e gli altri personaggi, compresa una povera vecchia che secondo alcuni simboleggia la Morte (dei film western nostrani?). La risposta finale di Keoma alla vecchia strega è questa: "Lui è libero! E chi è libero non ha bisogno di niente!". Peccato che si riferiva a un neonato con la madre morta durante il parto. Parlando con un inerme malato di peste Keoma conclude: "E' per colpa di gente come te che quelli come Coldwell continuano a vivere"... Era meglio per lui se parlava di meno, almeno sarebbe sembrato più intelligente e simpatico degli altri.

   Sicuramente questo western” di Castellari è uno degli ultimi “western-spaghetti” che ha contribuito a far tramontare per sempre quel fortunato sottogenere inventato da Sergio Leone circa dieci anni prima e nonostante che in tempi più recenti sia piaciuto a un enfant prodige terrible del cinema americano, non può essere considerato un cult-movie ne tantomeno un capolavoro. Sempre diretto da Castellari, Franco Nero tornerà sugli schermi interpretando un personaggio simile nel più recente western "Jonathan degli orsi" del 1994, forse ancor meno visto di questo, da cui  ricalca anche qualche scena, anche se come storia e personaggi era molto più ispirato a "Balla coi lupi", l' ultimo western americano di successo uscito quattro anni prima. Solo se uno ha in mente pochi film del genere, americani o italiani che siano, "Keoma" può sembrare un film originale.

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