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Il mostro di St. Pauli

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

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La recensione su Il mostro di St. Pauli

di almodovariana
8 stelle

Film per stomaci forti (si inizia con il protagonista che sega un cadavere) lontano anni luce dai film cui siamo abituati, ovvero i thriller americani dove 

al massimo c'è una sfida psicologica tra detective e killer; Impressionante la recitazione e la bravura di Jonas Dassler nei panni del mostro. L'ambiente sociale è talmente degradato che ci chiediamo qual è il senso: cosa spinge Fritz all'omicidio? Non c’è scavo psicologico che spieghi le sue pulsioni. 

Ma poi è lecito parlare di "mostro" quando intorno a lui c’è solo violenza e disperazione? 

Akin non concede nulla all'immaginazione, documenta un'epoca , anzi un quartiere e neppure tutto: l'azione si svolge tutta tra la casa di Fritz e il sordido "Guanto d'oro", il localaccio che dà il titolo al libro da cui il film trae spunto.

Tutta la fauna umana che vi si muove è corrotta ,alienata e alienante ai nostri occhi di spettatori abituati ai film americani e alla psicanalisi da quattro soldi. Un pugno in faccia al perbenismo e al nostro politically correct. Notevole.

Anche la prima scena dunque,  acquista un senso: è vero che Fritz sega un cadavere ma deve prima farsi forza a suon di bevute. Il film finisce com’era iniziato: in medias res, 

non c’è un racconto  strutturato con un finale catartico, l’azione s’interrompe sulla folla che guarda il palazzo bruciato, in un continuum alienante degno di Beckett.

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