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Scappo a casa

Regia di Enrico Lando vedi scheda film

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La recensione su Scappo a casa

di silviodifede
6 stelle

Dopo un inizio pessimo e caotico, il film prende fisionomia, entra realmente nella storia e risulta apprezzabile. Anche grazie al protagonista, con il buon Aldo Baglio capace di mostrarsi attore vero e non semplice macchietta. Alla fine il film strappa la sufficienza, anche per l'aver evitato la facile moraletta da due soldi.

Solitamente questo genere di commedia italiana parte a razzo, spara tutte le proprie cartucce nei primi 20 minuti e poi mostra di non avere più idee e si arriva stanchi ai titoli di coda.

"Scappo a casa" invece segue completamente il tragitto opposto, finendo forse per questo a piacere di più della media delle commedie italiane, finendo forse questo a farsi perdonare delle pecche pure evidenti.

 

L'inizio è completamente raffazzonato, piuttosto approssimativo, pagando una regia che vorrebbe essere brillante ma che crea solo confusione: questo finto ritmo impennato dell'inizio vorrebbe forse portare alla risata facile, ma è un buco nell'acqua, non caratterizza il personaggio principale e non diverte. Anzi, lì per lì viene da chiedersi "ma che cosa sto guardando?". In particolare, Rocco Barbaro (che appare in due scene come collega del protagonista) ha una parte decisamente infelice e sembra il preludio del disastro, così come l'arrivo di Aldo Baglio a Budapest con un montaggio casinista a luci stroboscopiche che sembra essere preso dal film "Spring Breakers". La stessa scena del furto dell'auto, con dentro documenti e cellulare, è buttata lì e archiavata in 30 secondi, per un inizio al più caotico, per non dire brutto.

 

Poi per fortuna la regia diventa più classica, il film prende una sua fisionomia chiara e si entra nella storia, con l'incomprensione che porta Aldo a essere scambiato dalle autorità ungheresi come un immigrato clandestino, portando la pellicola a essere più una commedia di avventura che una commedia degli equivoci, con un triangolo alla ricerca di una cassaforte che ricorda alla lontana (molto alla lontana, sia chiaro, non c'è nemmeno la voglia di fare un paragone) "Il buono, il brutto e il cattivo", in particolare nella dinamica con cui Aldo viene a sapere i codici della cassaforte e si fa trascinare da Jacky Ido: non so se ci sia stata da parte degli sceneggiatori un'ispirazione volontaria, ma il gioco dei ruoli (riammodernato e semplificato ovviamente) sembra con Aldo a essere un po' Eli Wallach, Jacky Ido a essere un po' Clint Eastwood e Fatou N'Diaye (davvero bellissima) nel ruolo di terzo incomodo un po' alla Lee Van Cleef.

 

Il film così cresce, ha delle forzature dovute a una sceneggiatura che cresce ma resta incostante, ma tutto sommato si fa apprezzare e non si spera che la fine arrivi il prima possibile, anzi si segue bene le disavventure di Aldo e Ido. La regia passa dall'essere dannosa e caotica all'essere semplicemente anonima (smettendo di essere una pesante zavorra) e tutto sommato è meglio così.

 

Il rischio portando uno come Aldo Baglio al cinema nel ruolo di solista, lasciando così (momentaneamente) il trio con Giovanni e Giacomo (che per la verità appariva stanco da una decina d'anni e giustamente s'è preso una pausa dopo l'improponibile "Il ricco, il povero e il maggiordomo"), è che il film diventi una sorta di "one man show", con Aldo a rubare la scena e improvvisare o forzare allo scopo di strappare la risata per forza. La prima mezz'ora sembra essere proprio questo, con Aldo a ripetere un po' le solite espressioni, i soliti "vafancuuulo" senza trovare ispirazione. Andando avanti però esce un Aldo Baglio diverso, meno sguaiatamente comico (e così paradossalmente si arriva a quelle due-tre situazioni che mi hanno fatto davvero ridere) e molto più dentro il personaggio, che passa dall'essere una macchietta all'essere umano. Così, molto più che nel trio comico, spiccano le sue qualità da attore vero e il siciliano diventa convincente, molto meno forzato, molto più naturale: e questo Aldo a me è piaciuto parecchio.

 

Oltre a una storia che finalmente aveva trovato una via, il film cresce anche con l'arrivo di Jacky Ido, che finisce per fornire ad Aldo una spalla costante sulla quale appoggiarsi, con la quale anche duettare nelle scene più simpatiche. Forte e fondamentale il suo personaggio per la riuscita del film.

 

E' un film che ha i suoi difetti piuttosto evidenti, ma che per fortuna trova una sua fisionomia e riesce a essere simpatico, riesce a lanciare Aldo Baglio in una forma nuova (e non per forza attesa) e che riesce a farsi perdonare alcune oscenità iniziali con una buona impennata finale. Tanti film ti fanno uscire dalla sala con l'amaro in bocca per una parte finale non convincente, mentre Scappo a casa cresce e finisce bene e forse proprio per questo riesce a strapparmi una sufficienza.

 

Apprezzabile soprattutto il fatto che, nonostante il film tratti un tema pesantissimo (e attualissimo) come quello della pessima e strumentalizzatissima gestione dell'accoglienza degli immigrati, qui ci si renda conto di non avere le qualità e la forza per fare una "denuncia sociale" ma si resti all'interno della storia dei protagonisti, evitando il tipico difetto delle commedie italiane attuali, quello di andare sulla moraletta superficiale da due soldi. In questi casi, meglio lasciar pensare lo spettatore piuttosto che esprimersi esplicitamente tanto per farlo e di conseguenza esprimersi male: la morale personalmente la voglio nei film che possono avere una scrittura profonda, non in semplici commediole come questa (perché alla fine possono solo far danni e non farebbero mai riflettere lo spettatore che è ideologicamente contro quel genere di idea e di messaggio). Forse anche per questo mi viene da essere buono e dare mezza stellina in più alla pellicola.

 

Adesso Aldo tornerà all'ovile con Giovanni e Giacomo, visto che i tre hanno già scritto (con il fido Massimo Venier) un nuovo film, sperando che sia tutt'altra roba rispetto alle loro ultime uscite (sperando che il loro stile possa essere rinfrescato, visto che secondo me il loro "declino" è dovuto all'incapacità di sapersi aggiornare con l'andare avanti della loro carriera), ma questa buona prova (ottima nell'ultima ora di film) deve convincerlo che può camminare bene anche sulle proprie gambe nel caso ne avesse bisogno.

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