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Il Colosso di Rodi

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Colosso di Rodi

di Ethan01
8 stelle

Perché un grandissimo film come questo è così sottovalutato? Senza contare poi che è il primo lavoro di Sergio Leone. Da vedere e riscoprire.

Esordio alla regia di Sergio Leone, con un genere molto in voga all'epoca, "il peplum" , (ma c'è da dire che Leone aveva già avuto esperienze in campo cinematografico negli anni cinquanta, tra le quali si possono annoverare delle collaborazioni in "Quo Vadis", ad esempio, e addirittura nel mitico "Ben Hur", proprio nella celeberrima scena delle bighe).

Il regista romano realizza un film originale, spettacolare e che lascia il segno, anche se ancora, ovviamente, il suo stile elegiaco e barocco ha da venire.

La storia è narrata con brio e Leone vi inserisce dei tocchi di ironia, oltre che uno "spiccato sadismo" (nelle scene di tortura, per esempio).

Inoltre le ambientazioni sono suggestive e le scenografie sono ottime, come la ricostruzione del "Colosso di Rodi", pieno di meccanismi e trappole per scoraggiare i nemici che intendono attaccarlo. Tutto ciò contribuisce a conferire al film un indiscutibile fascino.

Poi c'è una bella citazione di "Intrigo Internazionale", cioè lo scontro sulle braccia del colosso, e sembra riscontrarsi anche il tema dell'uomo comune che si trova, suo malgrado, in circostanze straordinarie (come nel capolavoro di Hitchcock Cary Grant si trova coinvolto per puro caso in un intrigo, anche qui il protagonista Dario, in vacanza a Rodi, si trova a combattere a fianco dei ribelli per una serie di eventi non da lui determinati). Le scene d'azione sono ottime e il film decolla letteralmente nella parte finale, quando c'è lo scontro nell'arena, per poi culminare in una drammatica conclusione, da film catastrofico, che mette in evidenza l'impotenza dell'uomo e la vanità dei suoi piani di fronte alle forze della natura.

Il cast poi è ottimo: Rory Calhoun ironizza e si diverte, Conrado San Martin è un cattivo perfetto, George Rigaud ruba la scena e poi ci sono una serie di bravissimi comprimari, come Mimmo Palmara, Georges Marchal e Lea Massari.

Le efficaci musiche di Angelo Francesco Lavagnino infine completano il quadro. Resta un mistero il perché un film del genere, con tutte queste qualità, sia stato tanto stupidamente sottovalutato e bollato come un film minore del suo regista. È giunto invece il momento di riscoprirlo e apprezzarlo. 

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