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L'intruso

Regia di Deon Taylor vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su L'intruso

di alan smithee
4 stelle

Un giovane manager del settore pubblicitario, felicemente sposato con una moglie devota desiderosa di trasferirsi a vivere in una località tranquilla non lontano dalla metropoli, individua la propria casa dei sogni in una splendida dimora di campagna, che si rivela di proprietà di un eccentrico vedovo, capace di accoglierli con un fucile, intento a sterminare i cerbiatti che gli invadono il grande parco.

Attratti irresistibilmente dalla location, i due coniugi si convincono ad acquistarla, incalzati dalla fretta del venditore, che si dichiara in partenza per la Florida ove intende andare a vivere a casa della figlia.

Di fatto la casa viene acquistata, ma il vecchio proprietario tarda ad allontanarsi definitivamente, adducendo a scuse e imprevisti che lo trattengono in zona, costringendolo a soggiornare in un vicino albergo.

L'invadenza dell'uomo, sempre disposto a farsi trovare nei pressi della villa, indispone molto il nostro manager, mentre incontra una più gentile indulgenza da parte della moglie, che finisce poco per volta per divenire il centro d'interesse principale dell'enigmatico vecchio proprietario, dopo ovviamente l'immobile, a cui l'uomo dismostra di tenere ancora oltre ogni ragionevole motivazione.

A caro prezzo, la bella coppia finirà per comprendere le ragioni di quella vendita forzosa, e poi le ragioni di quel diabolico uomo, adombrato da scabrosi episodi inerenti la sorte della sua famiglia, e di fatto nella sua follia seriamente intenzionato a riprendersi la vecchia dimora, oltre che la sua nuova, affascinante proprietaria.

Dal regista Deon Taylor, specializzato in pellicole commerciali che spaziano dall'horror al thriller fino alla commedia, The intruder si segnala unicamente per la mefistofelica interpretazione che il vecchio, un pò stropicciato, ma inossidabile ed ancora fisicamente in visibile gran forma Dennis Quaid, finisce per disegnare attorno al suo diabolico personaggio, formalmente sin troppo sopra le righe ed in zona pericolosamente "jacknicholsoniana".

Per il resto il filmetto, intrappolato nel suo corso alla ricerca di suspence e depistaggi per tener desta l'attenzione, trabocca ed affonda nei cliché più beceri dedicati alla felicità secondo la buona famiglia occidentale, ove il marito produce ricchezza, e la moglie chioccia un po' viziata dalle agiatezze portate a casa dal primo, sceglie di ritirarsi dalla propria professione a maggior cura della propria magione, addobbandola di chincaglierie natalizie e cucinando tacchini grandi come elefanti.

La prova dei due protagonisti "buoni", ma in realtà forse più inquietanti del mostro Quaid, Meagan Good e Michael Ealy, appare accettabile, ma non si segnala per particolari caratteristiche meritevoli di menzione.

Un'atmosfera svilente per un thriller concepito con lo stampino, in cui ogni mossa appare ampiamente preventivabile e ogni sviluppo apertamente annunciato difficilmente sorprendente.

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