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A un metro da te

Regia di Justin Baldoni vedi scheda film

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La recensione su A un metro da te

di Catascia
8 stelle

Ho visto molti film sul genere, con storia d'amore tra adolescenti malati e conseguenti complicazioni fisiche ed emotive e, nonostante io sia naturalmente incline a lasciarmi tentare da tali pellicole, ho considerato quest'ultima una piccola perla in un mare di tentativi mediocri. È un film delizioso che per certi versi segue il normale filone che caratterizza altri drammi dello stesso genere ma per altri brilla di luce propria, accompagnando lo spettatore verso riflessioni nuove ed emozioni dimenticate, il tutto condito da un buon ritmo, una buona sceneggiatura, due validi attori protagonisti e una doverosa lezione sulle conseguenze di una malattia molto più diffusa di quel che si crede ma della quale, purtroppo, si parla davvero poco. Stella e Will sono ricoverati nello stesso reparto, sono affetti dalla stessa malattia, la fibrosi cistica, devono affrontare cure simili, conducono la stessa esistenza fatta di ospedali, limitazioni, rinunce e paure, ma sono estremamente diversi nel modo di concepire la vita, almeno quella che loro rimane. Lui sta seguendo una cura sperimentale ma è pessimista e rassegnato alla propria condizione, convinto che le cure nulla potranno fare per restituirgli una vita normale e campa di emozioni momentanee, ama trasgredire le regole e vive le giornate come vengono, godendo dei frammenti di felicità che gli sono concessi. Lei, al contrario, è ossessionata dalle cure, l'unica via di fuga da un destino già segnato, è positiva e speranzosa ma estremamente metodica e rigida con se stessa, soffre di disturbi ossessivo compulsivi e tiene un'agenda nella quale scrive e poi depenna ogni singolo impegno della giornata e questa maniacale forma di controllo è tutto ciò che le consente di avere uno scopo e di rimanere aggrappata alla vita. Dopo un primo incontro dove sembrano non simpatizzare, si rendono presto conto di essere fortemente attratti e finiscono per costruire un rapporto unico dove si prendono cura l'uno dell'altra, in modo del tutto naturale, tramite affetto, generosità, altruismo e uno speciale scambio di visioni opposte che consente a Will di ritrovare la speranza e di curarsi con impegno e a Stella di comprendere che anche per un malato la vita può essere a tratti coinvolgente, sorprendente e meravigliosamente imprevedibile. L'unica grossa pecca di questa relazione è l'impossibilità per i due di potersi toccare, devono rimanere costantemente ad una distanza di sicurezza di almeno due metri per non rischiare di passarsi batteri che possono essere letali. Questo lato della fibrosi cistica, che ignoravo completamente, è uno degli elementi che rende questo film unico e ci fa vivere la storia d'amore tra i due protagonisti in un'ottica del tutto nuova. Quando amiamo qualcuno il contatto fisico è un bisogno primario, un elemento irrinunciabile attraverso il quale conosciamo l'altro, gli trasmettiamo il nostro affetto, la nostra presenza e consumiamo il desiderio reciproco. I baci, le carezze, il sesso, sono normali esigenze che tra malati di fibrosi cistica non possono esistere. Stella e Will soffrono per questa condizione, ma lottano ogni giorno per trovare un modo di sopperire alla mancanza di contatto e riescono ad amarsi più profondamente e intimamente di chiunque altro. Una stecca da biliardo(che misura poco meno della distanza di sicurezza che i due giovani devono tenere), viene assunta come un simbolico divisorio ma anche come oggetto di unione tra i loro corpi e diventa la mano di Will quando confessa a Stella di volerla toccare. Meravigliosa la sequenza in cui si spogliano l'uno davanti all'altra e osservano in silenzio e col respiro affannoso i loro corpi nudi e scarni, segnati da ematomi e cicatrici e si fanno bastare quell'attimo di desiderio come sostituto di una notte d'amore e nei loro occhi c'è quella profonda intesa che solo due persone che vivono la stessa condizione di dolore possono provare. Una tra le scene più intense, romantiche e oserei dire quasi erotiche che io abbia mai visto. È un film che consiglio a tutti, giovani e non. È un film per chiunque abbia amato e sofferto, per chi nella vita ha dovuto spesso rinunciare trovando comunque il modo per essere felice, per chi ha la fortuna di avere qualcuno accanto da poter accarezzare ma troppo spesso se ne dimentica, per chi è sano e si lamenta per nulla, per chi lotta nella malattia e ha bisogno di credere in qualcosa. Perché se anche per voi il motore della vita è l'amore, non potrete non uscirne arricchiti.

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