Espandi menu
cerca
Malevolent - La voce del male

Regia di Olaf de Fleur Johannesson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 208
  • Post 133
  • Recensioni 1079
  • Playlist 312
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Malevolent - La voce del male

di mck
4 stelle

“Agli scozzesi e alla loro terra infestata!”, ovvero: la versione (ambientata negli ameni dintorni di Glasgow alla metà degli anni ottanta del secolo scorso) horror-loffia di “Magic in the MoonLight” (e del successivo “Truth Seekers”).

 

 

In attesa di poterne apprezzare la prestazione (occorre riconoscerlo, non solo per ragioni puramente cinematografiche: con la contropartita del papocchio esposto di un Cillian Murphy in vista dell’Oscar lei proporrà al mondo la propria patastrocchia magari facendo a gara con Emily Blunt) nel mettere in scena la splendida e tragica figura di Jean Tatlock (1914-1944) nel prossimo “Oppenheimer” di Christopher Nolan – piuttosto che (nell’unico senso possibile: disgiuntivo) nel comunque sicuramente apprezzabile “Dune: Part Two” di Denis Villeneuve – sto recuperando quella manciata di lavori della carriera di Florence Pugh (the Falling, the Little Drummer Girl, MidSommar, Black Widow, Don't Worry Darling, the Wonder, A Good Person) che ancora mi manca (nota personale: vale a dire, a parte quelle poche cose perdibilissime anche dal punto di vista filologico qual è ad esempio “HawkEye” della Disney/Marvel, oltre a questo quelli ancora orfani della mia attenzione sono “Marcella”, “OutLaw King”, “King Lear” e “Fighting with My Family”, mentre ho assistito a “Lady Macbeth” e “Little Women”, ma devo ancora scriverne), e se fino a questo momento avevo declinato (calco semantico dal francese) ogni invito casuale del destino a soffermarmici e rinviato ad libitum la fruizione, beh, un qualche cazzo di motivo dovevo pure avercelo, no? M’a volte non mi ascolto, mai, quando invece dovrei, sempre, darmi retta, perché se anche in questo caso l’avessi fatto mi sarei evitato questa – almeno voglio sperarlo perché se si trattasse di un miglioramento allora la vicenda griderebbe doppia vendetta – banalizzazione di un romanzo (che per l’appunto non ho letto e che, se riuscirò ad obbedirmi, mai leggerò), “Hush”, di Eva Konstantopoulos, che d’altronde però lei stessa, con Ben Ketai, ha adattato traendone lo script che poi l’islandese Ólafur "Olaf de Fleur" Jóhannesson ha diretto.

 

"Florence Pugh, perplessa", #1.

 

"Florence Pugh, perplessa", #2.


Davvero non c’è molto altro da dire e segnalare su questo filmetto (fotografia di Bjarni Felix Bjarnason, montaggio di David Arthur & Zach Clark e musiche Al Hardiman) a parte un discreto prologo, una buona interpretazione di Celia Imrie, un pre-finale “carino” nella sua funerea “romanticità” decadentista (sterilizzato da un finale vero e proprio che da un lato è altrettanto riuscito nella sua prevedibilità derivativa in continuità col precedente sotto-finale di cui sopra, e dall’altro tratta male nonno James Cosmo in favore di faccia da fesso - ma, decontestualizzandone il ruolo, bravino - Ben Lloyd-Hughes, mentre si salva almeno in parte il creep Scott Chambers), un moderatamente straniante utilizzo dell’horror-gore declinato (dal latino) per alcuni tratti e momenti in chiave bucolico-solare (se pur in luce scozzese, territorio che in gaelico si chiama Alba, ma nulla ha a che fare col sorgere del giorno) e tre sorelline spietatamente in cerca di vendetta in culo alle conseguenze verso le casualties (injuried) of war.

 

"Florence Pugh ci beve su".


“Agli scozzesi e alla loro terra infestata!”, ovvero: la versione (ambientata negli ameni dintorni di Glasgow alla metà degli anni ottanta del secolo scorso) horror-loffia di “Magic in the MoonLight” (e del successivo “Truth Seekers”).

* * ¼/½ - 4.75    

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati