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Un racconto di Canterbury

Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film

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La recensione su Un racconto di Canterbury

di lucarocks
8 stelle

Dopo la grandeur di Duello a berlino, Powell e Pressburger si cimentanto in un film più piccolo e in bianco e nero. Non potendo sottrarsi neanche loro, in tempo di guerra, ad accogliere l'istanza di pellicole propagandiste sia per il mercato interno sia per il pubblico americano, a cui bisognava spiegare per quali ragioni e per quali valori la nazione si era impegnata nel conflitto bellico, il duo inglese riesce comunque a ricavarne un'opera personale e lirica, mutevole ed eterogenea e per questo imperfetta, ma che vale la visione.
Il titolo ovviamente si rifà ai Racconti di Canterbury di Chaucer, a cui viene ricondotta la vicenda contemporanea, ambientata durante il secondo conflitto mondiale. A Chillingbourne, un piccolo borgo del Kent sulla strada per Canterbury, si incontrano tre personaggi. C'è Alison, una ragazza londinese, precedentemente commessa, che ora vuole inmpegnarsi in fattoria come Land girl, dopo che il suo amato è stato dato disperso in guerra, e c'è Peter, sergente inglese in licenza prima della partenza per il fronte, che ha studiato l'organo al conservatorio ma che ha suonato solo nei cinema. C'è poi Bob Johnson, sergente americano interpretato da un attore non professionista e davvero sergente, che non riceve da tempo lettere dalla sua fidanzata e che, diretto a Canterbury, sbaglia stazione, incontrando gli altri due. Avventurandosi nel paese, Alison viene aggredita dal Glue Man che tormenta le ragazze locali imbrattandone i capelli di colla. I tre cominciano a girare per il pase e a conoscerne la gente per venire a capo del mistero, ma vengono assorbiti e affascinati dalla bellezza del luogo e dal fascino della storia antica dei pellegrini che andavano a Canterbury per ricevere grazie o espiare peccati. I sospetti si concentrano sul magistrato locale, promotore della memoria antica.
La risoluzione del caso dell'uomo della colla, su cui all'inizio sembra impostata la vicenda, in realtà è solo un pretesto per tenere legati i moderni pellegrini alla stessa maniera dei racconti di Chaucer, e infatti il colpevole si scopre quasi subito. A Canterbury Tale è essenzialmente un film lirico e delicato in cui a dominare è la campagna inglese colla sua gente e i suoi riti che sembrano continuare come sempre nonostante tutto, nonostante la guerra, tenuta ai margini della vicenda e che fa capolino, colle sue case distrutte e abbattute, solo sul finale. I tre protagonisti, allora, (ri)scoprono un mondo naturale e incantato, in contrasto con quello dei tempi nuovi, che o non avevano mai conosciuto o avevano dimenticato, in connessione col tempo passato, raffiguarato nella bellissima scena d'apertura, in cui i pellegrini passavano per quelle strade, fiduciosi. E secoli dopo, ancora, «they're all searchers, looking for something, and the answer to all their troubles can be found in Canterbury». Assunto lo spirito di quella gente antica, i tre protagonisti possono andare finalmente a Canterbury, ad attendere il miracolo, perché ai miracoli bisogna credere affinché avvengano. E allora, se è per difendere questo patrimonio fatto di tradizione, si perdonerà anche qualche azione non troppo carina.
Benché non poche siano le imperfezioni proprio per la sua natura fluida e mutevole, parliamo comunque di un film bello e lieve, da pollice su, ed è un peccato che, dopo essere stato un flop commerciale a suo tempo, rimanga ancora oggi un film poco noto e apprezzato della coppia Powell & Pressburger.

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