Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Guardare e quindi parlare di questo film rievoca in me periodi che ancora oggi faccio fatica ad analizzare, studiare, decifrare...
La prima cosa che posso dire è sul regista. Mettiamo che io non conosca chi sia Bellocchio.
Essendo cresciuto, io, in una città dove si svolse una guerra di ndrangheta (la seconda), potrei scommettere che il regista Bellocchio non sia nato nè cresciuto nè vissuto al sud. Motivo? Lo sguardo su questo film, staccato, sopratutto nell'atmosfera, per nulla inquietante.
E' vero che la messa in scena c'è: la parte centrale con il maxi processo è ben riuscita, ma riuscita in ambito di spettacolo, di cinema, da spettatore, e non certo di vissuta nell'anima, o nella paura, o con una riflessione da anatomia. E' difficilissimo rendere quegli anni e quegli eventi.
Inoltre lo sguardo di un adulto a paragone con quello di un ragazzino degli anni 80 è così diversificato, stratificato, da renderli incomparabili. Erano anni bui, quelli degli adulti, totali, violenti, che partivano dagli anni 70 mostrando il peggio di sé, tra sistema, mafia, stato, droga, traffici, ecc.ecc. mentre a livello artistico i ragazzi vivevano in un mondo di meraviglie tra anime colorati che arrivavano dal Giappone, canzoni leggere, libertà assoluta al cinema e giocattoli di ogni tipo come mai se ne fecero ... Il bianco ed il nero. Buscetta sta bel mezzo (come il regista). Vorrebbe essere "uomo d'onore" ma quel suo primo, incompiuto, compito d'omicidio lo tormenta. Tornerà dopo la morte a finire il lavoro. Almeno nei suoi sogni.
Il film non è male, intrattiene e almeno mostra un leggero strato di ciò che è stato quel periodo e quel "traditore". Ancora deve essere creata la pellicola che immortalerà l'orrore che in quegli anni mangiava ogni cosa e tentava di marchiare ogni ragazzo di quell'epoca (e per alcuni lo ha fatto) che tentava di farsi qualche domanda sul mondo delgi adulti.
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