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Il traditore

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il traditore

di Malpaso
9 stelle

Il traditore è l'attestato del talento di Bellocchio, il quale, all'alba degli ottant'anni, non ha perso lo smalto registico. Nel raccontare la vita di Buscetta, il primo pentito di mafia che portò lo Stato a stringere la propria morsa su Cosa Nostra, l'autore opta per una summa del suo stile: l'eredità della storica Nouvelle Vague francese nello scindere racconto e realtà, dai secondi "filmici" in sovrappressione atti a scandire gli omicidi mafiosi sino al montaggio concettuale nella rappresentazione del tentativo di Riina di salvarsi dall'arresto, continuando a girare in tondo in una rotonda come fosse una iena in gabbia (metafora già utilizzata da un opinionista RAI per ribattere al figlio di Riina all'interno di un dibattito in diretta nazionale), e l'ironia che permette a Bellocchio di variare i registri, dal dramma sociale ed individuale, passando quindi per una messinscena quasi burlesca del maxi-processo.

 

Il traditore è un film potente e preciso, forte dell'interpretazione ispirata di Favino e di tutti gli attori in generale, ma che rischiava di cadere nell'anonima agiografia storica. L'occhio dell'autore invece non si adagia sulla semplicità, ma instaura il dubbio nella mente dello spettatore: la stessa distanza che c'è tra racconto e realtà si ripropone tra la verità e la bugia. In quel solco si trovano l'affidabilità di Buscetta e l'innocenza di Andreotti, quindi il film stesso. Un solco che nemmeno il cinema può colmare.

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