Film perfetto fino a metà, peccato che perda mordente cinematografico nella parte finale
Non sono un fan di Favino e nemmeno di Bellocchio. Questo film però mi ha convinto. Gli applausi di Cannes sono stati tanti ma i premi sono sfuggiti. Perché? Perché credo che, pur di fronte ad un’opera di livello, sia mancato un quid. Il film parte in quinta, fino a metà sa raccontare con toni avvincenti la saga mafiosa fra le due grandi fazioni dalle quali esce il “dolore” di Buscetta. Un uomo che, pur nella melma del crimine, mantiene una coerenza come uomo, a modo suo legato a certi valori. Questo lo porterà lungo un percorso non di pentimento ma di distacco fino a diventare collaboratore dello Stato. Questo passaggio è perfetto. Peccato che poi il film si infogni un po’ nel racconto del maxi processo che diventa un po’ stereotipato e soprattutto nell’inutile focus sul processo Andreotti, i canoni del cinema cedono il passo a quelli prettamente televisivi. Ecco il quid mancante. Ottimo Favino, ma superlativo a mio parere Lo Cascio.
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