Regia di Todd Phillips vedi scheda film
Come un delirante Raskolnikov in Delitto e castigo, Arthur cerca soluzioni e comprensione alla sua tragedia personale, tra sigarette, farmaci, humour noir e taccuini con appunti elementari.
Diventare un personaggio comico, un clown, rappresenta l’iconicità del dramma e dell’esclusione sociale. Lo stesso cittadino bullizzato, deriso e sminuito prende le sembianze di un serial killer in cerca di attenzioni e di approvazione. Arthur diventa l’eroe di una Gotham City governata dal perbenismo di John Wayne e dai lavoratori in giacca e cravatta che emulano tale modello di scalata sociale. La forma di difesa di Arthur si cela dietro la tragica risata che scroscia incessantemente; ma cosa c’è da ridere? Il clown ride e vuole divertire il suo pubblico ma antiteticamente il pianto sarebbe la reale lettura delle sensazioni del protagonista. Il suo essere un sopruso, una persona non raccomandabile non gli permette di trovare conforto in una ragazza che potrebbe vedere dell’altro in lui, potrebbe capirlo, ma non restano che allucinazioni.
L’acclamazione del pubblico, la fama non manca ad arrivare: lo spettacolo è appena cominciato. Arthur diventa Joker e indossa un sorriso sguaiato e truccato e la sua triste verità diventa pubblicamente una barzelletta. La folla applaude, è un clown simpatico tutto sommato, è capace di intrattenere. La rivelazione del mondo reale non è accettata, Joker non è politically correct, sbatte la morte in diretta e danza con la musica nell’anima, seguito da un popolo in maschera che mentre brucia la città lo acclama cercando speranza in un mondo che non osserva tutti quelli che ridono per non piangere.
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