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Terrifier

Regia di Damien Leone vedi scheda film

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La recensione su Terrifier

di starbook
8 stelle

Art the clown manda in pensione IT, di stephenkingiana memoria. Il male si traveste da pagliaccio ma si sporcherà velocemente e copiosamente di rosso... sangue!

Art the Clown si veste con dovizia con il suo costume bianco e nero, una maschera col cerone, gli occhi cerchiati di nero ed un mini cappellino tenuto su con l’elastico ma poco importa poiché la sera di Halloween nessuno noterà questa bizzarria.

Nonostante il bel vestito Art ha un sorriso famelico che evidenzia denti sozzi da individuo abbietto, lordatore di cessi pubblici anche se l’intento principale è quello di compiere una carneficina armato com’è di seghe, martelli, spranghe, bastoni, mannaie che porta con sé all’interno del suo essenziale saccone nero di plastica della spazzatura.

Come archetipo del male assoluto è privo di pietà e di misericordia: inutile pregarlo di risparmiarti anzi farà di tutto per mostrarti le sue gesta orribili che costruisce come fosse su un palcoscenico, degno dei Teatri del Grand Guignol, dove sevizia, squarta e umilia le proprie vittime.

Limitato nel tempo e nello spazio: poche ore d'azione e tutto o quasi all’interno di uno squallido scantinato.

Il regista Damien Leone costruisce questo Horror riuscitissimo che deve la sua fortuna nel trovarsi a mezza strada tra l’opera indie, tipo il bellissimo: ‘The eyes of my Mother’ di Nicholas Pesce, e quella Mainstream, alla ‘Scream’ per intenderci.

La struttura ricalca l’antesignano ‘Halloween’ dove ‘il mostro’, senza un piano prestabilito, commette una vera e propria strage ‘ispirato’ dalle povere e sfortunate vittime che incontra, del tutto casualmente, nell’arco di una intera notte.

Altri rimandi possano essere trovati sempre nei capisaldi del genere horror: come non ricordare le gesta di Leatherface, della saga di ‘Non aprite quella porta’, oppure Hannibal, della saga omonima, (con questi due condivide una insana ‘vocazione’ nell’indossare brani di pelle appena ‘prelevati’ dalle vittime martoriate) mentre per la location mi ha ricordato la saga di ‘Saw, l’enigmista’.

Comunque il valore aggiunto, che rende la pellicola meritevole di essere ricordata e rimandata ai posteri, bisogna ammetterlo, sono i riuscitissimi effetti speciali (con modelli plastici tipo quelli creati dall’italiano Stivaletti, per capirci, e sangue finto a profusione) necessari a rendere credibili gli atti di violenza inaudita che vengono compiuti e che, immagino, siano costati un rating di censura davvero elevato: divieto ai minori di 16 anni (almeno) in USA (?).

Colpisce anche per alcune buone idee del soggetto (l’incipit ed il finale soprattutto) che vi risparmio, per non spoilerare troppo, dove potremmo apprezzare anche una idea di scrittura che ricerca un minimo di originalità (ma proprio un minimo).

In Italia non è ancora uscito e immagino non uscirà mai, purtroppo.

Da recuperare assolutamente su altri canali, anche se devo dire che per i miei gusti l’avrei preferito più ‘sporco’ e con una fotografia meno luminosa.

Un Horror alla fine con struttura classica che fa della ‘fattura di realizzazione’ la sua peculiarità,

insomma è realizzato veramente molto, molto bene.

E non è poco!

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