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C'è tempo

Regia di Walter Veltroni vedi scheda film

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La recensione su C'è tempo

di Furetto60
6 stelle

Storia di due fratellastri "per caso" bel film, bella interpretazione di Fresi

Stefano è un quarantenne, che per necessità economiche, svolge due insoliti lavori precari, fa l’osservatore di arcobaleni e il guardiano di uno specchio che riflette i raggi del sole illuminando il paesino di Viganella, altrimenti destinato alle tenebre, un piccolo centro di duecento anime, dove l'uomo si è trasferito insieme alla moglie Luciana. Mentre si trova vicino allo specchio, Stefano incontra un’austera notaia che gli affida la tutela legale di Giovanni, rimasto orfano dopo un incidente occorso ai suoi genitori, in quanto lui risulta essere unico parente in vita, cioè suo fratellastro, figlio di secondo letto di quel padre che Stefano non ha mai conosciuto, ovviamente questa custodia, gli consentirebbe anche di beneficiare di un lascito di centomila euro. Solo che Stefano non ama i bambini, dunque è molto incerto, ma viene energicamente persuaso dalla moglie ad accettare in modo da accedere all’ingente somma, intendendo poi abbandonare il ragazzino in un collegio. Inizia così un viaggio attraverso un'Italia dimenticata dalle autostrade che, grazie al fatidico incontro con la solare cantante Simona in tour e con sua figlia, personcina squisita e dolce, trasformerà il loro viaggio in un percorso di reciproca conoscenza, arricchendo il loro patrimonio sentimentale ed emotivo, superando le diffidenze iniziali, il piccolo è saccente e parla un italiano aulico, l’altro è un ciarliero obeso, che spesso indugia a frasi, in dialetto romanesco. Il viaggio attraverso l’Emilia Romagna e la Toscana, avvicinerà queste due anime tormentate, solo all’apparenza diverse, ma che in sostanza hanno molto in comune, rimescolando le carte e costringendo a cambiare programmi, facendo comprendere  a entrambi, che essere fratelli, non è un fardello, ma può diventare una scoperta sorprendente, un fatto meraviglioso, come un arcobaleno a due volte sovrapposte. Ci sono pillole di poesia in questo film di Veltroni che ama il cinema e lo si vede nei continui rimandi e citazioni. La storia è bella, intensa e perfino commovente, l’interpretazione più che buona. Leggo commenti severi, che non condivido. Il punto è che Veltroni, da sempre cultore della settima arte, ha voluto rendere omaggio ai suoi idoli e spesso le divagazioni cinefile appaiono fini a se stesse e poco attinenti alla storia, ma al netto di questa “debolezza” non si può non apprezzare la sensibile e tenera descrizione, con cui il regista colora i due personaggi, con i quali subito si simpatizza, l’uno bambino saputello, cresciuto troppo in fretta, l’altro eterno Peter pan, bambinone, che non ne vuole sapere di crescere e rimpiange il gelato “arcobaleno” che non si vende più da svariati decenni, malgrado i suoi quarant’anni. Tra battute, battibecchi e confronti, impareranno non solo a conoscersi a capirsi e ad amarsi, ma anche ad affrontare la vita, che li aspetta.

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