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L'ereditiera

Regia di William Wyler vedi scheda film

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La recensione su L'ereditiera

di Antisistema
9 stelle

Credo che William Wyler riuscirebbe a tirare fuori un filmone anche da un film girato nello sgabuzzino di casa mia collocato in cantina, che è un 3 metri per 4 metri in totale, e quindi quando il regista ha a disposizione una stanza enorme di una villa della metà dell'800', il capolavoro non può che essere scontato. Eppure i rischi erano elevatissimi, partendo dal fatto che abbiamo un'unica location per l'80% della durata della pellicola, i personaggi principali sono solo 3 e il dramma in costume può risultare facilmente una baroccata arida fine a sè stessa e facilmente soggetta ad invecchiamento. 

Il cinema di Wyler non parte dalla regia o dalla sceneggiatura, ma trae l'origine della sua forza ed efficacia dagli attori nella cui direzione il regista eccelleva per poi costruire l'immagine tramite la scenografia e dei costumi, che subito esplicavano la classe e condizione sociale dei personaggi, grazie ad una macchina da presa etichettata come "invisibile" da alcuni critici, ma in realtà capace di gettare grazie ad un uso accorto della profondità di campo e cambi di angolazione uno sguardo tagliente sulla realtà e sulla psicologia dei personaggi (vedere il primo piano su Catherine in casa durante l'attesa sotto la pioggia e il conseguente campo lungo quando scoppia a piangere per il dolore). Questa volta l'onore di essere diretta da lui spetta ad Olivia De Havilland, attrice sulla cresta dell'onda da almeno un decennio, qui alle prese con il personaggio di Catherine, una giovane ragazza di vent'anni, figlia del dottor Austin Sloper (Ralph Richardson), il quale rifiuta di dare il suo assenso al matrimonio della giovane figlia con il giovane e affascinante Morris Townsend (Montgomery Clift). 

La bellezza nel film sta nello sbozzare tre personaggi perfettamente credibili e cratterizzati profondamente nella loro psicologia. Catherine è una giovane ragazza che ha una rendita di 10.000 dollari annui (per l'epoca una grandissima somma), di aspetto normale e non troppo appariscente e che non eccelle in nulla, nè dimsotra di avere particolari qualità che possono far colpo su una persona, se non un'estrema timidezza che sfiora leggermente la sociofobia, per via di un enorme insicurezza di fondo. Ad aggravare il carattere di Catherine è la totale mancanza di stima da parte del padre nei suoi cofronti, visto che l'uomo ogni volta non manca occasione di denigrare la figlia. 

 

Montgomery Clift, Olivia de Havilland

L'ereditiera (1949): Montgomery Clift, Olivia de Havilland

 

Causa del comportamento del dottore è un'irrisolta accettazione della morte di sua moglie, tanto da fare continui quanto insensati paragoni con la figlia, che ovviamente ne esce sminuita, poichè non può minimamente comeptere con la rappresentazione figurativa del ricordo della donna. A peggiorare le cose, c'è l'ostinato rifiuto da parte del dottore nei confronti del giovane Morris Townsend, il quale dichiara di essere innamorato di Catheirne, ma il padre della protagonista invece crede di essere solo un mero ed infimo cacciatore di dote. Il giovane ragazzo con la sua gentilezza ed la sua retorica schietta e sincera, ha subito conquistato il cuore della giovane, ma non riesce a dissipare i dubbi del padre. Nessuno dei tre personaggi è perfetto, ma lungi dall'essere figurine monolitiche, sono credibili e giustificati nelle loro azioni. Il padre di Catherine può benissimo apparire senza cuore e ingiusto nell'avere poca considerazione della figlia e di credere Morris un mero cacciatore di dote, eppure nella sua percezione distora il dottore Sloper vorrebbe solamente dare una scossa al carattere remissivo ed introverso della figlia, solo che si pone nei suoi confronti nel peggiore dei modi, con il risultato solo di peggiorare la situazione.

Olivia di Havilland è molto lontana dai forti personaggi femminili che il regista aveva ritratto in precedenza (specie nella "trilogia di Bette Davis), mettendo in scena una ragazza psicologicamente fragile e timida con un leggero ma percettibile tocco di sociofobia, non sapendo come porsi in alcun modo con il prossimo, nè prendere l'iniziativa con i ragazzi per via della sua enorme insicurezza e della sua bellezza di certo non eccezionale. La donna tirerà fuori il carattere necessario per imporre la propria volontà ed il proprio io come avrebbe voluto il padre, ma lo farà nel peggiore dei modi possibili, anche se la vendetta finale risulterà spietata nel suo contrappasso quanto catartica, ma avrà un forte effetti psicolgico su Catherine; se prima la macchina da presa inquadrava una salita di scale da parte di un'affranta e piagente ragazzina scottata dalla brutalità della vita, nel finale la macchina da presa documenta una salita di scale che sancirà la morte della ragazzina, per lasciare posto alla defintiiva nascita di una forte donna, che ha risolto tutti i conflitti interiori che attanagliavano la sua mente.

Non da meno di Olivia De Havilland è Montgomery Clift, autore di una perfomance degna dell'actor's studio, costruendo un personaggio affascinante e dalla retorica trascinante, perennemente in bilico tra sincerità e falsità, tanto che anche se alcuni indizi farebbero presuppore ad un cacciatore di dote, i suoi sentimenti verso la ragazza sono sinceri e provati da atti concreti molto forti, tanto che lo spettatore alla fine non riesce a capire la vera natura delle intenzioni del ragazzo, finchè la sceneggiatura e la macchina da presa nella sequenza sotto la pioggia, faranno definitivamente luce sulla questione. 

La pellicola non fece registrare enormi incassi, probabilmente anche a causa del tono fortemente cinico e di alcuni personaggi i cui comportamenti seppur biasimevoli, non erano per forza da condannare a priori, visto che comunque erano giustificati o da esperienze pregresse, oppure dalla ragione data dai fatti. Quello che non fece al botteghino, lo ottene criticamente con grandi recensioni e con be 8 nomination agli oscar, tra cui miglior film, regia, attore non protagonsita e attrice protagonista, vincendo l'oscar per quest'ultima categoria, mentre inspiegabilmente Montgomery Clift venne ignorato. Ad oggi a distanza di 70 anni, resta un grandissimo esempio di direzione attori e di uso della scenografia, fotografia e regia quando ci si trova a dover trarre trapsozioni filmiche da opere teatrali. 

 

Ralph Richardson, Olivia de Havilland

L'ereditiera (1949): Ralph Richardson, Olivia de Havilland

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

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