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Diamantino - Il calciatore più forte del mondo

Regia di Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt vedi scheda film

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La recensione su Diamantino - Il calciatore più forte del mondo

di alan smithee
6 stelle

CANNES 2018- SEMAINE INTERNATIONALE DE LA CRITIQUE - GRAN PREMIO/ CINEMA OLTRECONFINE

Bello, atleticamente e tatticamente insuperabile, umanamente candido e puro come un angelo caduto dal paradiso: il suo nome è Diamantino, ed è l'icona planetaria del football mondiale, l'eroe di tutti i tempi.

Tutti lo vogliono, tutti riconoscono in lui l'uomo con i valori positivi e la perfezione a cui tendere.

Lui, dal canto suo, ha sempre saputo come comportarsi nei momenti che fanno la differenza e segnano la carriera di una star assoluta del mondo dello sport: vede i cagnetti pelosi, giganteschi batuffoli di pelo che lo aiutano mentalmente ad organizzare la tattica giusta per mandare a segno i propri colpi micidiali.

Il giorno in cui tuttavia il suo tocco viene meno, proprio nel momento clou della qualificazione della sua squadra nazionale ai campionati del Mondo, la carriera di Diamantino viene a tramontare repentinamente, inducendo il calciatore a dedicarsi a tutt'altro, magari provando a guardarsi attorno nei contorni di una realtà che egli realmente non ha mai potuto condividere.

Scopriremo che il calciatore era pilotato in tutto e per tutto da un padre-padrone saggio, amorevole, ma possessivo e castrante, che, deceduto proprio nel momento fatidico dell'errore fatale del campione, farà sì che la gestione, economico-pratica del campione, passi tra le mani delle due perfide sorelle gemelle, intenzionate a massimizzare i propri utili in vista dei primi segnali di una carriera che sta volgendo verso un inesorabile tramonto, ed è quindi da sfruttare in tutto e per tutto fino a che l'oblio non giunge a offuscare ogni gloria.

Costoro coinvolgeranno il prezioso fratellino in un esperimento micidiale, curato da una scienziata folle bloccata nella mobilità e costretta in una carrozzella, volto a lavorare sulla sua perfezione fisica, rendendolo corpo ancor più perfetto alla stregua di un ermafrodita in grado di racchiudere in sé il meglio delle caratteristiche dei due sessi.

Nel frattempo Diamantino conoscerà sulla propria pelle la problematica dei flussi migratori di povere anime, e verrà coinvolto anche in biechi complotti orditi dalle fazioni dell'estrema destra.

Folle, incontenibile e complottistica opera di coppia di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt, Diamantino utilizza un ipotetico fac-simile dell'eroe mondiale del calcio degli ultimi anni, lo sportivo per eccellenza, il calciatore perfetto che è persino inutile nominare qui, tanto la sua icona appare evidente, e a cui il bello ed aitante attore Carloto Cotta (già visto nei film di Manuel Gomes e Raul Ruiz) fornisce appropriate, atletiche sembianze, per raccontarci di un farneticante complotto kitch dell'umanità insaziabile, ai danni di un essere superiore, e che proprio per questo, appare inevitabilmente soccombere dinanzi a cotanto cinismo, appannaggio di una umanità bieca ed approfittatrice che usa l'eroe a suo piacimento, per rendere possibile ogni stratagemma per sfruttarlo come un oggetto a scopo di lucro.

Ne scaturisce un film bizzarro, pop, assurdo, che ricorda, come stile ed eccentricità di situazioni surreali, alcune opere sperimentali, colorate e forti, di Derek Jarman, mentre come contenuti e situazioni, l'incedere sacrificale e solenne di certi martiri sexy e santificati presenti mel cinema di Joao Pedro Rodrigues (O Ornitologo su tutti).  

Un'opera ambigua, disarmante, sexy ed eccessiva, che fa dell'assurdo, la propria idonea e coerente ragione strumentale per confutare l'imbarbarimento di una società votata verso un capitalismo sfrenato e cannibale, in grado più che altro di creare mostri, e facendoli assurgere allo status privilegiato di icone, al servizio di una civiltà che si nutre di se stessa, spolpandosi ed autodistruggendosi inesorabilmente. 

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