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Crossroads: One Two Jaga

Regia di Namron vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Crossroads: One Two Jaga

di alan smithee
6 stelle

locandina

Crossroads: One Two Jaga (2018): locandina

20 FEFF Udine

È una sporca faccenda quella che tutti i giorni si consuma tra le strade dei quartieri degradati della periferia di Kuala Lumpur.

Mentre i ragazzini giocano incuranti della miseria da cui sono nati e in cui cresceranno, è possibile che un tizio ne avvicini uno e gli ordini di aiutarlo a sbrigare un lavoretto in gran segreto. Questa volta vediamo pure il padre che lo lascia andare, perché è troppo occupato a risolvere il problema della sorella che vuole licenziarsi dal ruolo di colf in quanto si sente sfruttata dai suoi padroni. Non sapendo, quel genitore, che il lavoretto che coinvolge il bambino consiste nell'occultare il cadavere di un operaio morto per un incidente di lavoro, svolto ovviamente in nero. 

Amerul Affendi, Asmara Abigail

Crossroads: One Two Jaga (2018): Amerul Affendi, Asmara Abigail

In una Malaysia degli sfruttamenti, della corruzione dilagante, che è certo un problema, ma non è nulla in confronto al fiume di denaro sporco che entra ed esce tra politici e le cosche potenti della malavita, Crossroads "incrocia" appunto un grappolo di umili, meschine esistenze legate alla microcriminalità, industria clandestina ed occulta che riserva quel minimo di sostentamento in un mondo circostante in cui rispettare della legge significa solo soccombere e arrendersi a soprusi ed ingiustizie. 

Il regista Nam Rom, che si ritaglia un ruolo da ufficiale corrotto, gira un noir povero di mezzi, ma efficace soprattutto nel creare le atmosfere cupe, sordide, e dipinge a tinte fosche un girone infernale ove le varie storie si alternano anche bruscamente, a volte creando un po' di imbarazzo nello spettatore, incerto nel riuscire a farsi strada tra una vicenda e la successiva, ma in ogni caso valide a sintetizzare alcune note dolenti e disumane di una Malesya devastata dalla sopraffazione e dalla corruzione, dallo sfruttamento dei clandestini indonesiani, del Bangladesh e del Myanmar. 

Un film piccolo, ma importante e prezioso per i temi trattati, di non semplice linearità narrativa, proteso a frammentare sin eccessivamente la storia per rendere più realistico e disarmante un quadro generale di degrado e brutalità che incombono sulla popolazione giovane, senza nessuna concessiine di attenuanti.

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