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I nuovi mostri

Regia di Mario Monicelli, Ettore Scola, Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su I nuovi mostri

di scandoniano
7 stelle

 

Film corale ad episodi sui vizi e le virtù dell’Italia degli anni ’70. Una sorta di upgrade del film di 15 anni prima (“I mostri”) diretto da Dino Risi (e dal cui impietoso confronto si capisce quanto poco sia migliorata la società italiana in tre lustri).

Insieme a Risi stesso, partecipano alla realizzazione anche Ettore Scola e Mario Monicelli, così come anche il cast si allarga: a Tognazzi e Gassman, confermatissimi, si aggiungono Ornella Muti, Eros Pagnani, ma soprattutto Alberto Sordi, a cui toccano probabilmente i personaggi più memorabili (impossibile dimenticare il nobile dalla parlata biascicata di “Pronto Soccorso” o il cinico figlio di “Come una regina”).

La struttura è la medesima di tanti altri film, in cui i 14 episodi si susseguono in maniera completamente indipendente e autoconclusiva. Se fosse realizzato oggi da uno dei millemila mestieranti nostrani, che prendono i primi cabarettisti a buon mercato e li piazzano a fare i fenomeni davanti alla macchina da presa, parleremmo di scurrile e volgare amenità figlia del potere televisivo berlusconista. Qui invece siamo di fronte ad un film che (a parte la generosissima nomination all’Oscar per miglior film straniero!) con la bravura degli autori e la straordinaria capacità dei suoi interpreti non regala una macchietta fine a se stessa, bensì un quadro anche piuttosto caustico (l’assenza di pronto soccorsi disponibili, l’apprezzamento radical-chic per la cucina di certi ristoranti, il terrorismo che si fa furbo, un certo clero intrallazzista) e talvolta ripugnante (come per gli episodi “Pornodiva”, “Mammina e mammone”, “Cittadino esemplare”, “Sequestro di persona cara” e “Il sospetto”) della realtà italiana. Proprio la presenza o meno di questi ultimi episodi portano il film ad essere proposto in numerose versioni, retaggio di una censura che oltre a coprire preti, mafia e massoneria, mostrava un evidente timore per il cinema inteso come strumento sociale capace di smuovere le coscienze.

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