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Sono pazzo di Iris Blond

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Sono pazzo di Iris Blond

di Paul Hackett
6 stelle

Complice la predizione di una cartomante, Romeo, musicista romano trasferitosi a Bruxelles, crede di aver trovato l'amore della propria vita nella cameriera di origini italiane Iris, giovane, attraente, disinibita (ma non con Romeo) e dotata di una bella voce (beh... insomma). Con il moniker di "Iris Blond & The Freezer", la coppia comincia ad esibirsi nei locali belgi, riscuotendo un crescente successo, finché non viene notata da un importante discografico... ma l'occasione della vita di Romeo rischia di diventare la sua più grossa delusione. A lungo (anche da me) considerato un Verdone "minore", oscuro e poco riuscito, "Sono pazzo di Iris Blond" è il classico film meritevole di rivalutazione, soprattutto per il coraggio di raccontare una storia fondamentalmente poco comica e parecchio malinconica (emblematicamente ambientata in uno dei paesi più grigi e tediosi d'Europa). L'appassionato di rock Carlo Verdone, dirige la sua pellicola più musicale, paradossalmente allontanandosi dal genere a lui più congeniale e raccontando la genesi, l'ascesa e la repentina caduta di un duo di musica elettronica e inquadrando così con grande puntualità lo spirito dei tempi (si era nel 1996) che vedeva l'affermarsi dei suoni sintetici e gelidi (eppure carichi di pathos) del Trip-Hop e del Drum'n'bass di gruppi come Portishead, Massive Attack e Lamb o di solisti come Tricky. I limiti di "Sono pazzo di Iris Blond" sono abbastanza evidenti: il film paga dazio alla strabordante ed invero eccessiva presenza scenica della co-protagonista Claudia Gerini, perennemente sopra le righe e assai poco convincente nelle sue esibizioni, con corredo di stucchevoli mossette e coreografie volgarotte che sembrano venire dritte da "Non è la Rai". Troppo spazio e troppa briglia sciolta ad una giovane ed ancora immatura Gerini, insomma, ed è un peccato, perché la vera protagonista del film, mai come questa volta, è la malinconica maschera del musicista Romeo Spera, che se la passa abbastanza male ma che, già nel cognome, lascia intuire un barlume di speranza nel futuro. La pellicola, infatti, ripropone per l'ennesima volta (e non per l'ultima) il consueto canovaccio narrativo verdoniano della ragazza bella e sensuale che sconvolge la vita di un ometto mediocre e meschino, costringendolo a sognare una impossibile fuga da una vita insoddisfacente e facendolo ripiombare nella sua grigia realtà quando il sogno, bruscamente, termina. Ma in questo caso, per una volta, la farsa tragicomica di un uomo senza particolari qualità assume i toni della rivincita morale grazie all'orgoglioso e catartico finale. "Sono pazzo di Iris Blond" non è il film più comico di Carlo Verdone: nell'insieme si ride abbastanza poco, ma va segnalata una delle gag più sapide dell'intero repertorio dell'attore/regista romano, quando l'immigrato italiano a Charleroi tira fuori il 45 giri di "Bella senza trucco", unico, fuggevole e un po' ridicolo successo di un Cantagiro dei primi anni '70 del dimenticato cantante Romeo che, sebbene costernatissimo, viene costretto ad una imbarazzante esibizione in balera accanto a Mino Reitano, idolo della comunità italiana in Belgio. In definitiva, uno dei film forse più sottovalutati di Carlo Verdone, una pellicola struggente e malinconica che, per quanto mi riguarda, con una co-protagonista più misurata e meno esuberante ed eccessiva, avrebbe potuto conquistare tranquillamente le quattro stelle di un'ampia positività, invece di costringermi a limitare a tre il giudizio d'insieme.

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