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Avengers: Infinity War

Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film

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La recensione su Avengers: Infinity War

di Fanny Sally
6 stelle

Tra banalità di sceneggiatura e un umorismo spesso adolescenziale, vincono il cast stellare e i roboanti effetti speciali, sebbene la tanto attesa epica battaglia tra i supereroi Marvel e il malvagio nemico Thanos si riveli meno entusiasmante e memorabile del previsto.

L’Universo Marvel viene finalmente quasi del tutto riunito in questo terzo lunghissimo capitolo della saga degli Avengers, in un film a lungo atteso dai fans e che sembra essere stato scritto proprio a servizio dei fans, con una serie situazioni che vedono confrontarsi tra loro i supereroi più amati, impegnati in un’epica lotta per la salvezza del cosmo, con qualche (amaro) colpo di scena che alimenta i dubbi, le supposizioni e quindi l’impazienza di conoscere i nuovi sviluppi delle vicende dei protagonisti.

 

Oramai è come trovarsi di fronte all’ennesima tessera di un enorme puzzle che conta ben diciotto film (oltre ad alcune serie televisive spin off), per cui come sempre la visione può considerarsi riservata quasi esclusivamente a chi ha seguito con costanza tutta la serie e soprattutto ne ricorda quantomeno i maggiori nuclei narrativi.

 

La trama risulta costruita a blocchi suddivisi secondo le diverse dimensioni temporali e spaziali entro cui si muovono gli eroi, i cui superpoteri si ritroveranno poco a poco a convergere in un unico campo di battaglia, l’immaginario regno di Wakanda (presentato al pubblico nel film Black Panther) laddove avviene lo scontro con il potente distruttore Thanos, intenzionato a cancellare metà degli esseri viventi dell’universo per ripristinare un nuovo ordine, grazie ad una potente arma di cui è entrato in possesso: le Gemme dell’Infinito.

 

La costruzione dell’antagonista, è convincente, tanto a livello estetico quanto caratteriale, mentre rispetto al precedente film appaiono paradossalmente meno profondi i personaggi “storici” impersonati da attori che oramai paiono gigioneggiare nei panni dei loro alter ego di celluloide, rendendosi protagonisti di dialoghi spesso infarciti di un umorismo adolescenziale (e a tratti quasi sboccato) che, più che alleggerire l’azione e il dramma di alcuni momenti, riesce quasi a vanificarlo, compiendo un passo indietro rispetto al film precedente, dove i toni erano per certi versi più adulti. In questo sembrano attenersi all’ultimo Thor Ragnarok, in cui i toni semiseri dominavano la narrazione.

 

Ma quello che delude di più le aspettative è proprio ciò che avrebbe dovuto rappresentare il fulcro di questo capitolo, ovvero il grande scontro tra I Vendicatori e Thanos che a tutti gli effetti si risolve in un susseguirsi di confuse scene d’azione scollegate in cui il trionfo dei buoni sul cattivo sembra sempre ad un passo dal realizzarsi, salvo poi assistere ad un imbarazzante rovesciamento della situazione per quelli che appaiono come errori puerili e sciocchi da parte degli Avengers stessi, che cadono uno dopo l’altro vittime di un’eccessiva fiducia nelle loro capacità.

 

La regia dei fratelli Russo, già dietro la camera da presa dei due precedenti Avengers e Captain America, è praticamente al servizio degli strabordanti effetti speciali e dell’assortito supercast, che gestisce con sicura perizia, svolgendo il suo dovere di intrattenere e sbalordire lo spettatore, con sequenze sempre più spettacolari e incredibili, miste ad altre più intimiste.

 

Un colossale prologo al gran finale previsto per la prossima primavera.

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