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Il regno

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

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La recensione su Il regno

di emil
8 stelle

"Che muoia Sansone con tutti i filistei!"

Manuel Vidal (Antonio de la Torre) vicesegretario regionale è la punta di diamante del partito, quello sempre in vista, quello che sa come lavare i panni sporchi, quello che sa usare bastone e zuccherino. La sua sembra una vita senza problemi:  carriera in ascesa, buoni amici di partito, bella famiglia. Tanti soldi.

Fino a quando uno scandalo viene fuori: un caso di corruzione, appropriazione indebita e Dio solo sa cos’altro, sulla riqualificazione di alcuni terreni grazie a dei fondi elargiti dalla comunità europea. Il partito allora prende le distanze e cerca di isolare le mele marcie. Ma Vidal non ci stà, e allora “che muoia Vidal con tutti i filistei!!”

 

Opera straordinaria di Rodrigo Sorogoyen , giovane regista (classe 1981) conosciuto ai più per l'ottimo “Che Dio ci perdoni”, che racconta il fenomeno della corruzione quasi come un processo naturale nella vita politica degli uomini. Il racconto è uno spaccato tesissimo ed in crescendo sulla paranoia , una parabola sull’effimerità del potere e del benessere materiale, vile e precaria ricompensa raggiungibile solo dietro compromesso.

La camera si incolla alla nuca dello stratosferico protagonista , assimilandone le ipnotiche vibrazioni, mentre passo dopo passo, aula dopo aula, egli va in cerca della disperata via d’uscita in un mondo improvvisamente ostile. Ma Vidal non cerca redenzione, è un uomo privo di coscienza , il cui unico cruccio è quello di esser stato scoperto e di trascinare con se quanti più possibile.

Incredibile anche il resto dello sconosciuto (almeno per me) cast, fra cui emergono Ana Wagener e Nacho Fresneda.

 

Il regista sa muovere la macchina eccome (da vertigini la scena del faccia a faccia fra Vidal e il suo imprenditore di fiducia sul balcone , ben costruita la scena dell'inseguimento in auto ) , colonna sonora che si riduce in pratica ad un motivetto elettronico che entra nella testa e non ne esce più.

 

Un opera incredibilmente attuale che riflette sul male del nostro secolo, la brama di potere e la vanità, un binomio che non lascia scampo, una perfida equazione che, quando volta le spalle beffarda, scaraventa direttamente nel girone dantesco dei perdenti.

 

O sei qualcuno, o non sei nessuno. 

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