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Si muore tutti democristiani

Regia di Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi (II) vedi scheda film

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La recensione su Si muore tutti democristiani

di lamettrie
7 stelle

Un film semplice ma intelligente. E adatto per chiunque, e fa riflettere in modo utile. Innanzitutto diverte, ha una trama esile e non annoia mai. Non è un capolavoro di estetica, ma ha il merito di farsi comprendere in modo chiaro. La riflessione è autocritica: questo non permette di idealizzare dei modelli presunti positivi, e quindi è più serio dei modelli dogmatici, che non possono che essere retorici: per fortuna siamo lontani dall’integralismo di chi beatifica acriticamente certe tesi. Permette anzi di riflettere sul conformismo sempre più dilagante, sull’incoerenza che finisce per alimentare quel marciume morale che una persona sana, anche se non dotta, non può però che contestare, in sede teorica. Ma, appunto, “teorica” soltanto: per dare seguito a una critica morale e politica seria, non basta “affermare” certe cose. La differenza la si fa solo mettendole in pratica, con costanza e coerenza. Fare ciò implica necessariamente andare incontro a tante conseguenze negative: ci si rimette in termini di denaro e potere. Ma non perché si goda nel farsi del male: ma, al contrario, perché la società è composta quasi tutta da persone che offrono il loro silenzio e la loro collaborazione, tacita ma fattiva, alla sempre più grande affermazione del peggio; e quindi condanna i pochi che resistono in maniera seria. Il conformismo ti allea al male, ma paga. Passi per il potere, magari, ma del denaro, almeno quello minimo per una vita tranquilla economicamente e dignitosa, di quello non si può fare a meno. Ma ciò non è una giustificazione per rendersi colpevoli o complici del male. Evidentemente bisognava pensarci prima: essere preparati in anticipo a saper evitare le alleanze delinquenziali, e nel contempo a mantenersi, quantomeno.

Uno dei meriti della pellicola è proprio mostrare l’autocritica di questi personaggi: che si accorgono di essere meschini, di non essere all’altezza dell’unica scelta giusta che si doveva fare, di voler non essere mediocri come tutti gli altri. Quindi, il grande vantaggio di lavoro un’opera come questa è proprio questo: almeno porsi continuamente la domanda, sull’etica e sulla politica, su ciò che è meglio fare. Se si pone la domanda, è molto più difficile incorrere in errori gravi, dovuta a poca analisi o incoerenza (anche se è pur sempre possibile). Se non si pone la domanda, è molto più facile cadere in questi errori, che hanno delle gravi ricadute.

Poi è ottima la visione della classe dirigente, qui quella milanese, che però in Italia è lo specchio più fedele, ahinoi, di quella mondiale: i capitalisti fanno la figura realistica, pessima, che meritano. Rendersi impermeabili a ogni domanda sul bene e sul male, come han fatto loro, evidentemente ha questo fine, che invece non è slegato dal bene e dal male: è infatti funzionale a una sempre più confidenziale abitudine nel praticare il peggio e il male con disinvoltura, se ciò è richiesto dalla propria carriera (denaro+potere).

Una critica sociale forte, comprensibile a tutti, che non salva nessuno, nello spirito della migliore commedia all’italiana. Il richiamo alla realtà quotidiana italiana, quella che ci riguarda tutti da vicinissimo, è piena e non si può contestare. Anche se il livello artistico non può essere esaltato. Ma, in un prodotto piuttosto televisivo, comunque il cast recita bene (Leonardi in particolare, ma un po’ tutti).

E poi, il titolo, a ricordare un’evidenza storica che sui vuol fra ignorare il più possibile: che la Democrazia cristiana è stata la più grande disgrazia dei primi 50 anni di vita repubblicana, vero peccato originale della nostra democrazia, con tutto ciò che ha implicato.

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