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L'isola dei cani

Regia di Wes Anderson vedi scheda film

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La recensione su L'isola dei cani

di champagne1
7 stelle

Secoli di rancore nei confronti dei cani, portano il sindaco di Megasaki, ultimo discendente della famiglia Kobayashi, a decidere-  nel momento in cui si sviluppa un'epidemia di cimurro - di deportare tutti i cani nell'isola in cui vengono conferiti i rifiuti della regione. Anche il bel cane Spot regalato ad Atari, il ragazzino che ha accettato in famiglia, segue lo stesso destino di tutti gli altri.

Ma i mesi di inedia e di malattia trascorsi sull'isola possono cambiare i caratteri dei cani e renderli bestie da temere...

Lo stop motion fa tanto anni '60 (quelli della mia fanciullezza) anche se a quei tempi non c'erano le raffinatezze tecniche di oggi.

Wes Anderson conduce lo spettatore in quello stesso mondo dei cartoni che vedevo da piccolo e che venivano da dietro la cortina di ferro, tutti molto essenziali, ma con storie molto vere e interessanti, pur senza tutte le edulcorazioni dello stile Disney; se avesse usato il bianco e nero la mimesi sarebbe stata perfetta, anche perché la futura megalopoli ha molti segni "retro" mescolati a quelli più tecnologici, a partire dalla presenza dei televisori col tubo catodico e le antenne sul coperchio accanto ai moderni pc hackeristici

Non so dire se questa bella favola moderna dai toni realistici ma pur sempre "favolosi" abbia un intento pedagogico. Comunque se ne apprezzano insieme sia la crudezza delle situazioni, comprese le nefandezze molto verosimili, che una scrittura poetica che tende a esaltare il vincolo dell'amicizia. Quello che colpisce ancora di più è la sottile ironia di fondo su alcuni temi, in particolare i formalismi apparenetemente ineccepibili di certe presunte democrazie (tranne che nella sostanza) e la manipolazione dell'opinione pubblica con la individuazione di un nemico da combattere, qualunque esso sia.

E mentre la lingua ufficiale della storia è quella canina (il linguaggio umano appare incomprensibile), ci scopriamo tutti più forti e più ribelli.

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