Prima di dirigere Mission: Impossible (id, 1996) Brian De Palma si trova in una situazione che già conosce: abituato a gestirsi all'interno dei meccanismi imposti dai grandi studios, il regista è consapevole del debito accumulato nei confronti dei suoi produttori, per nulla soddisfatti degli incassi dei suoi ultimi tre film, deficitarii al botteghino, anche in presenza di una matrice più industriale che personale (Il falò delle vanità, Carlito's Way). L'infatuazione di Tom Cruise, deciso a tutti i costi ad assoldare De Palma per dirigere Mission: Impossible, è quindi un'occasione da non perdere per il grande rilancio. Alla pari de Gli intoccabili, il nuovo film è tratto da una serie televisiva e De Palma sembra la soluzione capace di aggiornare il prodotto senza dimenticare la tradizione. Allo stesso modo il regista si trova di fronte un cast all stars che, a parte il divo Cruise, annovera attori europei molto popolari come Emanuelle Béart e Jean Reno.
Favorito dai motivi di una trama che sembra la versione americana delle avventure di 007, e che quindi propone una serie infinita di realtà a doppio fondo, De Palma cambia strategia, confezionando un mainstream con un'impronta autoriale più marcata rispetto alle precedenti esperienze. Fatte salve le concessioni dovute al prodotto di genere, che hanno il loro clou nella sequenza del furto di informazioni dal database della Cia e poi nella rocambolesca caccia all'uomo, risolta sul tetto di un treno che sfreccia a trecento chilometri all'ora, l'anima di Mission: Impossibleè quella di un film di Brian De Palma. Le avventure dell'agente Ethan Hunt e della sua squadra sono avvolte in una forma mutevole e stratificata. Dapprima teatrale, quando, all'inizio del film, la scena di un interrogatorio diventa la quinta che si apre su un retroscena, dove il protagonista si toglie la maschera e fa vedere per la prima volta il suo volto. Successivamente thriller, con la disfatta della missione a Praga e l'uccisione dei compagni di Ethan da parte di un misterioso assassino, declinata secondo i dettami di un giallo classico, in cui il killer diventa un'ombra nascosta nel buio e pronta a colpire; complottista, quando l'agente speciale illuminato dalla Dea ragione ricostruisce i passaggi della strage e individua l'identità del colpevole; tecnologica, con un dispiego di congegni speciali e apparecchiature altamente sofisticate, che consentono a chi li usa di guadagnare la partita; e infine sentimentale, quando l'amore di Hunt per una donna bella e pericolosa rischia di mettere a rischio missione e incolumità fisica. Infinite variazioni del medesimo universo che De Palma, in questo frangente, riesce a ricollocare senza perdere nulla in termini d'identità e fantasia. Mission: Impossiblespacca i botteghini, diventando il miglior incasso di sempre tra i film del regista. Un primato mai più superato.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su ondacinema.it/monografia Brian De Palma)
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