Regia di Bryan Singer vedi scheda film
27 anni dopo la morte di Freddy Mercury è giunta l'occasione per far conoscere questo personaggio al pubblico più giovane e rammentarne le gesta artistiche a quelli che l'hanno conosciuto quando era ancora in vita. Peccato che la ricostruzione storica dei primi quindici anni della vita dei Queen, con l'epilogo fissato al Live Aids del 1985, contiene semplificazioni e imprecisioni che qualunque fan del gruppo probabilmente è in grado di riconoscere, oltre al fatto che non rende merito a Freddy Mercury come uomo nelle sue capacità intellettuali né come artista che ha unito talento a studio (non si mostrano le influenze musicali cercate e fortemente volute).
Detto questo, lo spettacolo si basa soprattutto sulle tappe della evoluzione musicale di questo gruppo di musicisti partiti dal rock e che poi hanno saputo evolversi e sperimentare come pochi negli '70 e '80. Con aneddoti e qualche retroscena (spesso inesatto o forzato) sulla vita privata di Mercury, il film ci ripropone tutti i maggiori successi e riproduce con grande fedeltà la performance al Live Aid, quei 20 minuti che hanno fatto storia.
Il film scorre bene soprattutto sul piano musicale (e d'altra parte con la musica dei Queen non si fa fatica), mentre risulta inutilmente languido quando entra nel privato dell'Artista, edulcorando molti aspetti della sua vita e arrivando ad un finale "redentorio" che sembra un po' posticcio.
Il problema maggiore è che in questa atmosfera generale da "Tale e quale show" (so di non dire una cosa originale) alla fine viene a mancare l'attimo fatidico in cui l'emozione sgorga inesorabile: e questo è piuttosto grave.
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