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Arrivederci professore

Regia di Wayne Roberts vedi scheda film

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Eric Draven

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arrivederci professore

di Eric Draven
5 stelle

Johnny Depp, Rosemarie DeWitt

Arrivederci professore (2018): Johnny Depp, Rosemarie DeWitt

 

Oggi è uscito nelle nostre sale, distribuito dalla Notorious Pictures, il film Arrivederci professore con un Johnny Depp in forma smagliante, una pellicola scritta e diretta da Wayne Roberts, qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo Katie Says Goodbye.

Arrivederci professore, intitolato in originale semplicemente The Professor, doveva infatti chiamarsi inizialmente Richard Says Goodbye, quasi a formare un dittico tematico, oserei dire semantico, perfino nel titolo, col film precedente di Roberts.

In Arrivederci professore, a differenza di Katie Says Goodbye, ove la protagonista era una settantenne dal cuore spezzato che, con intrepidità esuberantemente vitalistica, si dava tardivamente alla prostituzione senza vergogna, siamo alle prese con un universitario docente di letteratura di nome Richard (Johnny Depp) a cui viene diagnosticato un cancro terminale.

Oramai il suo male è stato scoperto fuori tempo massimo e la sua vita è perciò insalvabile. Richard, peraltro, si rifiuta di accettare il trattamento propostogli dal medico curante che gli avrebbe, perlomeno, permesso di vivere circa un altro anno di vita. Cosicché, inesorabilmente preferisce accettare la fine incombente e impietosa che purtroppo il destino gli ha amaramente riserbato.

Richard è sposato con una donna che lo tradisce oramai da parecchio tempo, Veronica (Rosemarie DeWitt). Si è rassegnato dinanzi alle puntuali, immancabili infedeltà coniugali della sua donna una volta da lui amata appassionatamente. E oramai, dirimpetto alle continue scappatelle di sua moglie, vi scherza sopra e le prende, come si suol dire, perfino con giocosa filosofia.

Richard e Veronica probabilmente, in cuor loro, si amano dolcemente ancora sebbene il loro matrimonio stia probabilmente in piedi soltanto perché, se loro due divorziassero, incasinerebbero l’adolescenza, peraltro già turbolenta, fragile e problematica della figlia Olivia (Odessa Young).

Richard e Veronica sono di mentalità molto aperta e quando la figlia, a cena, confessa loro che è lesbica, entrambi non fanno una piega. Accogliendo il saffismo della figlia con signorile disinvoltura.

Richard ha anche un inseparabile amico del cuore, il collega Peter (Danny Huston).

Richard, malgrado il protrarsi implacabile, progressivamente sempre più doloroso della sua malattia, continua instancabilmente a insegnare ai suoi ragazzi. Non rinunciando affatto al suo proverbiale, anti-ortodosso, bizzarro e inconsueto, liberale metodo d’insegnamento all’insegna della più totale, pura joie de vivre.

È qui che Arrivederci professore, se da un lato, in questi suoi simpatici siparietti giovanilistici, vorrebbe essere scherzosamente goliardico e privo di retorica, mostra invero le sue maggiori pecche, lasciandosi andare a qualche volgarità piccante di troppo, scatologica e pecoreccia in pedestre stile da Nonno scatenato. Da cui forse anche la presenza, forse nient’affatto casuale, di Zoey Deutch nella parte dell’acerba, idealistica studentessa Claire in un ruolo, appunto, speculare e assai analogo a quello già da lei recitato nella succitata pellicola di Dan Mazer con Robert De Niro e Zac Efron.

Arrivederci professore vorrebbe essere una black comedy sui generis, leggera, divertita, scanzonata ma anche ponderosamente riflessiva, perennemente oscillante tra il serio e il faceto, sul valore della vita. Valore, ahinoi, disconosciuto dai più durante la loro miserrima esistenza frivola e cinicamente superficiale.

Sì, il suo regista Wayne Roberts, dietro la parvenza di un’apparentemente banale commediola di breve durata (il film dura soltanto un’ora e trenta minuti esatti, inclusi gli integrali titoli di coda), ha voluto lanciarci un preciso, profondo messaggio, ovvero quello secondo cui noi tutti, uomini e donne, forse arriviamo a comprendere davvero la nostra natura caduca e mortale in estremo ritardo quando siamo già inevitabilmente vicinissimi alla fine della nostra vita.

Arrivederci professore funziona infatti molto bene, nonostante qualche sdolcinato, ricattatorio piagnisteo eccessivo, negli ultimi trenta minuti quando, tangibilmente, noi spettatori percepiamo significativamente e realmente la tragica ineluttabilità dell’esistenza di Richard.

Grazie soprattutto alla solita bravura carismatica di un Johnny Depp che, finalmente dismessi i panni di Jack Sparrow della saga dei Pirati dei Caraibi, risolti i suoi recenti problemi giudiziari, ha qui azzeccato una performance impagabile.

Ma, a conti fatti, Arrivederci professore, a dispetto dei suoi lodevoli intenti, sì, si lascia vedere molto volentieri e commuove perfino ma rimane troppo in superficie.

Detto ciò, è comunque un film che vi consigliamo di vedere. E non siamo affatto d’accordo con la sbrigativa Critica statunitense che gli ha riservato, perlopiù, voti recensori bassissimi, decisamente immeritati.

 

 

di Stefano Falotico

 

Johnny Depp

Arrivederci professore (2018): Johnny Depp

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