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Il premio

Regia di Alessandro Gassman vedi scheda film

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La recensione su Il premio

di simonebulleri
6 stelle
Uno scrittore italiano in là con gli anni viene insignito del premio Nobel. Andrà a ritirarlo con la sua molto allargata famiglia (disfunzionale), cercando di porre rimedio alle inevitabili crepe esistenziali.
Terz'ultimo film per Gigi Proietti, prima del Pinocchio garroniano e del Babbo Natale falconiano (di fatto postumo), che si affida al celebre figlio d'arte, anch'egli al suo terzo film da regista (se si eccettua il film col padre Vittorio dell'82). Gassmann stesso si affida a sceneggiatori di comprovato mestiere come Massimiliano Bruno e Valter Lupo. Insomma questo film è tutto un affidarsi a, e non è un gioco di parole fine a se stesso, ma è proprio, quello dell'affidarsi, il refrain del film, nonché il Leitmotiv.
Lo dice anche il grande Gigi nel discorso per il Nobel: che senso ha tutto questo, se non lo condividiamo con le persone a cui affidiamo la nostra vita? La Mazzantini direbbe: Nessuno si salva da solo.
E se dal film possiamo vedere occhieggiare il Bergman de Il Posto delle fragole (gli incontri in itinere che fanno maturare), e l'alleniano Harry a pezzi (che già citava Bergman, nel viaggio per il premio lardellato di personaggi bizzarri almeno quanto il premiato), si può inoltre dire che c'è dentro anche l'inevitabile commedia italiana, dal cinepanettone (la scivolata sul gatto, degno del miglior De Sica jr) all'autoriale Basilicata coast to coast (la presenza non casuale di Papaleo, il viaggio continuamente interrotto). E forse c'è perfino il cittiano Minestrone, anche se qua lo sperdersi è non già per fame quanto per fama. Insomma i rimandi al grande cinema non mancano, forse pure troppi.
Del cast, guidato dall'inappuntabile Maestro (che ci regala un ultimo sfolgorante sorriso maggico), sottolineiamo l'istrionica verve di Anna Foglietta, e la procacità solare di Matilda De Angelis.
Gassmann regista non strafa, apre - con sapienza - al surreale, e guida l'intero viaggio con mano decisa (anche nel contenersi come attore). Chiudono il cerchio la tersa fotografia di Federico Schlatter e le pertinenti musiche di Maurizio Filardo, che permettono alla De Angelis di profondersi in performance musicali ai limiti dell'ipnosi.
Un film godibile con qualche guizzo geniale.
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