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Tombstone

Regia di George P. Cosmatos vedi scheda film

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La recensione su Tombstone

di scapigliato
8 stelle

Stando a molti western dagli anni '90 in su "Tombstone" è uno dei più riusciti. Non si può urlare al capolavoro per il troppo accademisco stilistico che impera in "Tombstone" come ormai in ogni tipo di film e a tutti i livelli (con le dovute eccezioni), ma sicuramente ci sono scelte sempre stilistiche, come i primi piani, la fotografia assolata, le sparatorie molto plastiche, qualche omaggio all'iconografia degli Spaghetti-Western, che riesce a dare al film un suo onore che altri non hanno.
Rispetto al fatto storico, anche il film di Cosmatos, come quello di Kasdan, integrano alla famosa sparatoria molte altre sfacettature della vita privata e pubblica degli Earp, cosa che non fa troppo John Ford che si ferma intelligentemente alla sparatoria creando il Mito. Se si fosse dilungato oltre, il Mito sarebbe scaduto nella prosaicità della normalità, cosa che il cinema cerca di evitare fin dalla sua creazione. Essendo poi uno dei fatti storici più chiacchierati, crediamo sempre che la versione fordiana, seppur asciugata di tanto, sia sempre la più vicina alla realtà.
Ma il film di Cosmatos è stato apprezzato anche per l'interpretazione di Kurt Russell e Val Kilmer. Il primo fisicamente non sembra tanto Wyatt Earp, a cui assomiglia molto di più quello di Kevin Costner, ma è molto più incisivo della pallida interpretazione di quest'ultimo, che però rimane sempre un grande attore e che ha dato comunque al suo Wyatt Earp una malinconia autonnale davvero azzecata per il film, ma nulla di più. Il Wyatt Earp di Russell invece, oltre alla sua incisività, sfoggia una silohuette intrigante che va ad accompagnarsi all'iconografia riuscitissima di tutto il film. Lo stesso vale per un bravo Val Kilmer. Il Doc Holliday di Dannis Quaid è molto più sulle righe, iperattivo, nevrotico e violento, e infatti non è male. Quello di Val Kilmer sa più di artista maledetto, e come tale sfoggia una certa irriverenza, che in Quaid è più che altro cinismo ed arroganza evidente, e un certo fascino romantico, di cui è privo quello di Quaid. In entrambi i casi ci troviamo davanti a due grosse interpretazioni, anche perchè il modello originale di Victor Mature è un'altra cosa ancora (molto più decadentistico), e poi perchè Doc Holliday rimane uno dei personaggi più difficili e ambiti dell'immaginario cinematografico. Interpretarlo è un'occasione straordinaria per un attore, ma anche pericolosa.
Così, i due più recenti tentativi di rinvigorimento del genere non hanno saputo comunque andare al di là della loro natura intrinseca. Non hanno travalicato il mito, perchè troppo ancorati ad una grammatica cinematografica troppo fedele alla standardizzazione del linguaggio, e troppo aderente ad una retorica stilistica (più accentuata in "Wyatt Earp" che in "Tombstone") che soffoca il mito e il piacere della narrazione originale per immagini.

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