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La ruota delle meraviglie

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su La ruota delle meraviglie

di marcopolo30
6 stelle

Woody Allen non molla e nonostante l'età continua a licenziare un film all'anno. La media dei risultati sfortunatamente è in calando e in questo “La ruota delle meraviglie” l'unica vera meraviglia risulta essere una maestosa Kate Winslet.

È il 2017, Woody Allen ne compie 82 ma se ne sbatte e continua a scrivere e dirigere al ritmo di un film all'anno, così come ha d'altronde sempre fatto (ad oggi, 50 lungometraggi diretti in 54 anni di carriera). È un maestro e un autore che amo alla follia e non mi permetto quindi di dargli consigli, ma se così non fosse sì che mi permetterei di suggerirgli che, alla sua età, pause più lunghe fra un lavoro e il seguente gioverebbero alla qualità del suo cinema. ”La ruota delle meraviglie” è un film certamente dignitoso, non fraintendetemi, ma lontano anni luce dalle sue migliori opere. E per uno con un pedigree come quello di Mastro Allen realizzare film da voto 6 su 10 equivale più o meno a un Roger Federer che raggiunge gli ottavi di finale di Wimbledon. In altre parole: ben poco da celebrare. L'episodio 2017 della saga Woody Allen ci porta indietro nel tempo, agli anni '50 per la precisione, e al luna-park di Coney Island dove il redivivo James Belushi gestisce l'attrazione che da il titolo al film. Con lui vi sono la sua seconda moglie Kate Winslet, un bagnino e amante di lei Justin Timberlake, e sua figlia di primo letto Juno Temple in fuga dai sicari della mafia. Insomma, un ensemble alquanto eterogeneo sia per quel che riguarda i personaggi, sia per l'estrazione dei loro interpreti. Tra questi Kate Winslet porta a casa il primo premio, staccando di parecchie lunghezze gli altri, sebbene James Belushi, attore che quand'io ero bambino era un'icona del cinema leggero hollywoodiano, da qui probabilmente la miglior interpretazione di un'intera carriera dopo troppi anni passati elemosinando particine di nessun rilievo nella periferia della Hollywood che conta. Non impressionano invece i due attori più giovani. La storia è un mix di dramma famigliare con tocchi di comicità grottesca (affidati per lo più al ridicolo figlio di primo letto della Winslet) e una sottotrama criminale alla quale l'Allen contemporaneo sembra iniziare a prendere gusto (si pensi al precedente “Irrational Man”). Eccellente, oltre alla prestazione della Winslet, anche la fotografia firmata Vittorio Storaro.

 

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