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Il colpo

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Il colpo

di supadany
8 stelle

The hit è il primo titolo che ha consentito a Stephen Frears di far circolare il proprio nome negli ambienti cinefili. Arriva dieci anni dopo il suo esordio (Sequestro pericoloso) e lascia un segno evidente del suo passaggio ancora oggi. Siamo ad anni luce di distanza dallo Stephen Frears di servizio degli ultimi anni (vedi anche il recente Vittoria e Abdul, un frullato indulgente e svogliato). Il talento è chiaro fin dalle prime note (anche di chitarra) e l’itinerario è tanto aderente quanto ricco, di presenze fisiche così come di luoghi che si prestano all’uopo di un lucido apparato noir senza vie di fuga, arricchito da una fulgida mescolanza di situazioni e linguaggi, alimentando un fato segnato senza rendere lo sviluppo troppo prevedibile.

Willie Parker (Terence Stamp) è un criminale. Per salvare la pelle ha fatto arrestare i suoi complici e per questo da dieci anni vive sotto scorta in Spagna, conscio di come un tradimento non possa essere dimenticato, anche dopo tanto tempo. Braddock (John Hurt) è un killer infallibile che, insieme alla sua giovane spalla destra Myron (Tim Roth), riceve l’incarico di scovarlo e condurlo a Parigi, laddove la vendetta troverà il suo adempimento ultimo.

La cattura non presenta particolari problemi, ma il viaggio che li attende è lungo e quando Maggie (Laura Del Sol), la compagna di un gangster madrileno, finisce per puro caso sulla loro traiettoria, il percorso diventerà più accidentato del previsto.

 

Terence Stamp

Il colpo (1984): Terence Stamp

 

Quattro anni prima di Le relazioni pericolose, cui seguiranno in successione altre opere americane assai stimate come Rischiose abitudini ed Eroe per caso, Stephen Frears dimostra di possedere una marcia in più.

The hit è coerente dalla prima all’ultima battuta, ha un’anima noir classica che però guarda al (suo) presente con un occhio rivolto al futuro: è indubbiamente invecchiato senza perdere smalto e alcuni registi di oggi devono averlo visionato con attenzione prima di mettersi all’opera (il più delle volte senza apprenderne la lezione).

Il suo è uno spirito esistenzialista dalle prospettive deterministiche e non eludibili, ma contemporaneamente mantiene intatta una vena febbricitante e un cuore pulsante, testimoniando la presenza alle spalle di una dose consistente di materia grigia, evidente anche nelle singole digressioni che animano la sua agitata – pur essendo sotto attento controllo - costituzione.

Un viatico che vanta un buon numero di colpi di scena, sparsi anche nei numerosi sconfinamenti, sfruttando la componente del road movie, con tutti quegli incontri non calcolabili che, inevitabilmente, sopraggiungono lungo un viaggio di migliaia di chilometri.

Questi inconvenienti sono aggiunti con destrezza e immediatezza, comunque senza intaccare la causa primaria (niente accade per caso), dando ampio risalto a un’ambientazione polverosa, per luoghi e luminosità, che inspessisce un processo calcolato, andando ben oltre le griglie dell’appartenenza noir. A rendere ancora più fecondo un processo che sposta uno scenario tipicamente british nell’assolata Spagna, ci pensano tre personaggi descritti su carta con assoluta pertinenza, che in scena hanno potuto avvalersi delle interpretazioni di un tris d’assi.

Terence Stamp trasmette una consapevolezza assoluta, John Hurt emana un’esperienza radicata nel tempo, propria di chi ha riposto nel cassetto ogni forma di umanità, mentre un giovanissimo Tim Roth già sgomita, gettando le basi per chi lo sceglierà in futuro (un nome da niente, Quentin Tarantino per Le iene. Cani da rapina).

Questa serie di fattori, tecnici e umani che siano, consente di certificare un funzionamento incredibilmente sincronizzato anche quando, e accade spesso, i termini subiscono delle metamorfosi. The hit è psicologicamente elaborato e impreziosito dall’esotico accompagnamento musicale di Paco de Lucia, un’opera da mandare a memoria, che tiene sotto attenta osservazione ogni sfarfallio, pur non facendosi problemi a introiettare variazioni.

Organico e amaro, imperterrito nello svolgimento, con fondamentali privi di una qualsiasi crepa.

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