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Contromano

Regia di Antonio Albanese vedi scheda film

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La recensione su Contromano

di Furetto60
4 stelle

Quarta prova alla regia di Albanese. Modesto film a cavallo tra "commedia on the road" e farsa grottesca.

Mario Cavallaro,alias antonio Albanese, che qui è anche regista, è un cinquantenne single, misantropo  e silenzioso, che vive nella sua Milano, dedito a una vita monotona e di routine tranquilla, scandita dal suo lavoro di negoziante di intimo e dal suo piccolo orto, che con cura meticolosa, coltiva nella terrazza di casa sua, unica passione che si concede; compie gli stessi gesti ogni giorno, tutte le mattine si reca nello stesso identico  bar a fare colazione, trova rassicurazione e conforto nelle cose che non cambiano. Di punto in bianco, però, la sua vita viene sconvolta da una serie di improvvisi cambiamenti: viene  a sapere che il bar, dove ogni giorno beve sempre lo stesso caffè marocchino, sta per essere ceduto a un egiziano, poi a seguire, proprio davanti al suo negozio si piazza Oba un giovane senegalese, venditore ambulante di calzini, che ovviamente senza pagare tasse e vendendo articoli più dozzinali, può praticare prezzi fortemente concorrenziali, rubandogli i clienti. Turbato da queste novità, Mario decide di “rimettere le cose a posto” a modo suo; individuando nell’uomo di colore la causa dei suoi mali, prendendo alla lettera il mantra di Salvini ”aiutiamoli a casa loro” dopo avere attirato con l’inganno Oba nella sua bottega, lo narcotizza, lo lega, lo carica in macchina deciso a riportarlo in Senegal  suo paese d’origine; in sostanza più che di rapimento si tratta di un bizzarro accordo: Oba accetta il passaggio, a patto che con loro parta anche sua “sorella” Dalida, in realtà la sua fidanzata. Mario è seriamente convinto che se tutti facessero come lui «le cose potrebbero andare meglio» in Italia». Non è neanche consapevolmente razzista, ma solo persuaso che non c’è posto per Oba e altri come lui.  Parte da qui una bizzarra odissea in auto verso l’Africa con  questo curioso trio, tra furti d’auto e vicissitudini varie. E, come tutti gli “on the road cinematografici” che si rispettino, i personaggi  lungo il viaggio, attraverso le esperienze  maturano e si trasformano, di solito in meglio, come nella fattispecie. La questione dell’immigrazione è spinosa assai. Da qualunque prospettiva politica la si guardi, la soluzione non c’è. Sono tanti, disperati, vengono da carestie e guerre; l’Europa non ci aiuta, ma soccorrerli e dar loro asilo, è un dovere morale, umano, civile, cui non ci si può sottrarre. Il film di Albanese non ha un registro preciso, si muove su tanti piani, da quello sociologico a quello comico, ma non decolla. L’attore alla sua quarta regia, convince molto come sempre nella sua “performance attoriale” sempre di rilievo con quel suo tratto gustosamente  surreale, ma la storia guarnita di luoghi comuni, non scava, non  graffia, non diverte, non incide e si dimentica in fretta.

 

 

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