Regia di Janus Metz Pedersen vedi scheda film
Un film essenzialmente intimista, coinvolgente, che è riuscito a sorprendermi. Penso sia importante notare che il titolo originale con cui è uscito in Scandinavia, è solamente Borg, mentre all'estero è stato distribuito con il titolo Borg/McEnroe (forse con l'intento di attrarre un maggior numero di spettatori, soprattutto negli Stati Uniti) creando però così una sorta di equivoco per cui la rivalità tra i due campioni sembrerebbe il tema centrale del film, mentre in realtà l'attenzione si focalizza su Borg, sul suo carattere e i suoi conflitti, aprendo da lì un discorso più generale sul tennis, sullo sport a livello agonistico e più in generale sulla vita. La figura di McEnroe assume rilievo solo in rapporto a quella di Borg. Per questo motivo, il paragone che molti fanno con Rush mi pare inappropriato, trattandosi di due film completamente diversi, piuttosto lo trovo più paragonabile ad Amadeus, per genere e perché dalla storia di un singolo personaggio si allarga a un discorso più universale. Personalmente mi sono ritrovata a empatizzare con il protagonista, come raramente mi succede ultimamente. Ad un certo punto si crea quasi un gioco di specchi e di riflessi in cui Borg, guardando il comportamento di McEnroe, sembra vedere quello che sarebbe potuto essere lui, e allo stesso tempo, da spettatori, si è portati a provare una forte empatia per Borg; questo grazie anche all'ottima prova di tutti gli interpreti. Anche la finale giocata da Borg e McEnroe è resa molto bene, concentrandosi più sui personaggi, che non sul gesto atletico; senza cercare di riproporre lo stesso pathos che si avrebbe guardando la partita sul campo da tennis, ma creandone uno nuovo.
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