Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
La prima domanda che ci si pone approcciandosi alla visione di Classe Z è relativa al target di utenza del film: si tratta di un film per adoloscenti? Si, in tutto e per tutto.
Posto che quest'ambito sia fonte di giudizi dispregiativi (e non lo può essere, a prescindere dai risultati ottenuti), l'uso dell'avverbio "esclusivamente" va accuratamente evitato. Detto questo, non si deve pertanto rimanere delusi se i compagni di visione presenti nella sala siano quasi "esclusivamente" teenagers, ci si deve semmai chiedere (e andiamo col secondo quesito) se a quella età si possedeva un simile e raffinato fiuto per opere cinematografiche così referenziali. Può darsi, come può benissimo essere che lavori così calibrati nei decenni passati non esistessero.
In altri termini, non si può andare a ritroso e paragonare questo film a talune operette comiche di scarso o bassissimo livello, o, persino scollacciate; come non si può, dato il respiro limitato di un lungometraggio che esaurisce le sue tematiche in un episodio, paragonarlo a fiction portate anni or sono sul piccolo schermo; ma non si può nemmeno confrontarlo ad opere più strutturate e nostalgiche come quelle di Brizzi.
Classe Z gioca infatti su più binari, ma, va detto, con l'eclettismo di chi non eccelle in nessuna materia, limitandosi a vestire più panni senza essere convincente in nessuno di essi. Quando l'arlecchino Chiesa assume la guisa dell'autore demenziale - travestimento fortunatamente fugace -, memore, forse, di esperienze oltreoceaniche, ottiene un risultato inclassificabile, proprio perchè artefice di uno sforzo insensato. Quando intende essere brillante, sfruttando l'intraprendenza dei ragazzi del cast, risulta poco convincente e ai limiti del patetico. Le cose vanno meglio con l'habitus drammatico, perchè la volontà di non affondare i denti in bocconi troppo amari stempera le eventuali gigionerie rendendo a tratti gradevole la successione degli eventi, ed è proprio su questo registro che germogliano spontanemente episodi di genuina ironia, autentico lusso per una trama prevedibile e scontata.
E' infine prettamente (ma non esclusivamente!) adolescenziale - e grossolano - ritenere che i moderni mezzi di riproduzione digitale possiedano virtù eroicamente risolutive contro la prepotenza degli adulti (dei professori e del preside), ma è una brillante idea (anche se non meno fatata) non mandare in scena i genitori: non possono che peggiorare la situazione, film o non film.
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