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I protagonisti

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su I protagonisti

di Antisistema
10 stelle

Robert Altman indaga la società tramite la multiforme coralità, mai sfruttata dal regista come elemento sovrabbondante quanto meramente superficiale, ma usata come oggetto di analisi interna di un'umanita' meschina ed arrivista, disponibile a ricoprirsi di merda se questo dovesse comportare un avanzamento in più sul gradino della scala sociale, rappresentato appieno negli USA da Hollywood, la fabbrica dei sogni, dove tutti i suoi componenti si frequentano, per poi cordialmente detestarsi alle spalle dell'altro e dove i produttori puntualmente cadono sempre in piedi assicurandosi nella realtà quel lieto fine da sempre indicato come artificioso da tanta critica poiché accondiscendente verso il pubblico, quando in realtà esso rappresenta l'aspirazione a cui ambisce ogni uomo comune. 

Altman nei Protagonisti (1992), gioca con le aspettative dello spettatore come il miglior Hitchcock dei tempi andati, le numerose minacce di morte inviate a Griffin Mill (Tim Robbins), importante produttore riverito dai superiori per la sua capacità nel saper scegliere le 12 sceneggiature annuali sulle 50.000 esaminate da trasformare in un film, sono solo un pretesto narrativo che conduce l'uomo ad uccidere lo scrittore David Kahane credendo erroneamente costui il mandante delle lettere minatorie. Al regista non interessa andare sul thriller-giallo nato dalle indagini della polizia nei confronti di Griffin o sul torbido noir nato dalla relazione instauratasi tra tale produttore e la compagna del defunto Kahane, nonostante le molte sottolineature citazioniste fatte ai film passati, poiché si punta ad imbastire un dotto gioco narrativo-metacinematografico di stampo satirico, che punta ad un riso amaro e solo apparentemente mira a confondere realtà e finzione, in quanto entrambi i piani sono perfettamente coincidenti in Altman, poiché gli attori stessi sono i veri protagonisti del film, portando così a compimento il ragionamento di Altman su come Hollywood in realtà non sia altro che una proiezione dei sentimenti e dei valori di un'intera società, di cui punta a farsi catalizzatore delle sue aspettative; il lieto fine artificioso in realtà è ciò a cui tutti gli spettatori aspirano nella vita, tradire tale volontà significa violare un sacro comandamento implicito nella costruzione del mito del sogno americano, quindi l'essere relegati ai margini del sistema e fatti fuori.

 

Tim Robbins

I protagonisti (1992): Tim Robbins

 

Non c'è spazio ad Hollywood per le singole personalità artistiche, il mostruoso piano sequenza iniziale di circa 8 minuti, ci immerge nel mondo di individui che popola Hollywood; produttori potenti che pensano solo ai soldi, soggettisti che progettano seguiti inutili di vecchi successi, gente esterna in visita agli studios e due sceneggiatori, Tom ed Andy, che discutono del piano sequenza dell'Infernale Quinlan di Orson Welles (1958) mentre vivono tale tecnica di ripresa da parte di Altman, fantasticando sul loro progetto filmico "Habeas Corpus", una pellicola "d'arte" da realizzarsi nelle  loro intenzioni senza divi, con uno stile asciutto ed un finale negativo, tale progetto diventerà nelle mani di Griffin un mero strumento da utilizzare per continuare mantenere la propria posizione influente, minacciata dal nuovo arrivato Larry Levy, a cui appioppare tale fallimentare progetto per poi intervenire all'ultimo momento per salvare il prodotto dal disastro ai botteghini.

Abbiamo quindi un ulteriore film all'interno del film, che funge da efficace satira sui meccanismi alla base del cinema di Hollywood; divi e lieto fine a tutti i costi, non importa se ciò renda il film fasullo ed artificioso minandone le potenzialità artistiche, poiché le conclusioni positive a tutti i costi sono l'aspirazione intrinseca di noi spettatori, che di questo film siamo noi stessi soggetti attivi della costruzione narrativa Altmaniana, che punta a far sperare da parte nostra in una conclusione felice per Griffin, quindi la sua impunibilita' per ciò che ha fatto, in questo modo la figura di tale produttore diventa metafora amara di una nazione intera e di un'umanita' disastrata senza scrupoli ed arrivista, pronta a fare le scarpe al prossimo, essendo attaccata solo ed esclusivamente alla materialità delle cose da ostentare come simboli di potere per affermare il proprio status. L'arte non è mai esisita nella mercificazione cinematografica come intesa da Hollywood, sono parole vuote come il discorso di Griffin alla festa a cui partecipa, conta solo il profitto ed Altman nei Protagonisti condensa oltre 90 anni di cinema americano in una pellicola che in 2 ore racchiude un meccanismo che rincorre sempre stesso, all'insegna di un immagine al servizio di una scrittura intelligentissima e viceversa. Strapieno di camei di celebri attori ed attrici dell'epoca, Altman torna alla forma migliore con questo capolavoro assoluto del cinema, girando a tutti gli effetti il miglior film su Hollywood dopo Viale del Tramonto di Billy Wilder (1950), di cui si pone come unico ed autentico erede artistico. Palma come miglior attore per l'ottimo Tim Robbins, critiche ottime, buoni incassi e tre nomination agli oscar andate a vuoto poiché Gli Spietati di Clint Eastwood (1992), era un ostacolo insormontabile per chiunque.

 

Tim Robbins, Andie MacDowell, Dean Stockwell

I protagonisti (1992): Tim Robbins, Andie MacDowell, Dean Stockwell

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

 

 

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