Regia di Richard Attenborough vedi scheda film
Sin dal titolo originale (che nulla ha a che fare coll’inerme Viaggio in Inghilterra) capiamo le sfumature di questo solido esempio di buon cinema medio inglese: Shadowlands, francamente intraducibile, suggerisce l’idea, letterale, dei “paesaggi inombrati” e delle ombre nella loro concreta inconsistenza invadono i territori altrimenti soleggiati, allungandosi nell’apparentemente statico carattere del protagonista Jack, all’anagrafe C.S. Lewis, autore del best-seller Le cronache di Narnia. Un personaggio che si è sempre poggiato su un piedistallo, contornandosi di persone che reputa più deboli o più giovani di lui per trasmettere loro il suo sapere e rispondere alle domande con supponente tranquillità. Un lutto infantile, emozioni frenate, una vita condotta con metodicità e devozione: come può non sconvolgere l’esistenza di questo ingessato uomo anglosassone l’arrivo di una americana, più giovane, diretta e schietta di lui? E prima che si accorga di esserne davvero innamorato ne passa di tempo, finché si lascia abbandonare in un abisso di sofferenza. Tratto dalle memorie di Lewis, il film s’inserisce nella felice categoria di cinema inglese rinnovato dal magistero di James Ivory, a cui il pluripremiato e pluridecorato Richard Attenborough si riferisce senza indugi. Forse sarebbe stata più opportuna la direzione calligrafica ed entomologica di Ivory rispetto alla tendenza spettacolare di Attenborough. Una prima parte da squisita commedia sentimentale agrodolce precede una seconda più struggente e malinconica che culmina in un discutibile finale. Grande interpretazione della coppia formata da Anthony Hopkins e Debra Winger. Da vedere in un uggioso pomeriggio d’autunno, sorseggiando una tazza di tè fumante.
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