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Settembre

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Settembre

di cantautoredelnulla
10 stelle

Ecco un piccolo gioiello, rarissimo e artigianalmente perfetto, che solo un grande regista come Woody Allen poteva realizzare, ovviamente aiutato anche da grandi collaboratori come Loquasto per la scenografia e Di Palma per una fotografia che ha un'impronta visibile e calorosa, grazie all'utilizzo di filtri rossi davanti all'obiettivo più o meno evidenti. Sono bellissime le scene di tutto il film, l'aria e la luce spadroneggiano nella casa che è la protagonista del racconto insieme a un dramma enigmatico che proprio essa districherà dalla fitta tela delle apparenze. Mia Farrow è disperante e disperata, una donna alla deriva, mentre Dianne Wiest è intensissima e incarna un personaggio molto complesso dal punto di vista psicologico. Che aggiungere? Basta uno spunto semplice ad Allen per tirare fuori grandi risultati: se questo non è genio, vorrei sapere proprio che cos'è!

Cosa cambierei

Non potrei cambiare nulla, vista la meticolosa attenzione che Allen ha messo in questo film. Posso solo dire che mi sarebbe piaciuto sentire come sigla finale una interpretazione "slow" di Estate di Bruno Martino, che si sarebbe intonata molto col tono del film e che avrebbe così salutato l'arrivo di quel Settembre protagonista del titolo, simbolo di un futuro ignoto, ma assente nel mese di ambientazione del film (agosto). Settembre come dire "domani" ed "Estate" sarebbe stata l'incarnazione musicale della desolazione di Lane.

Su Woody Allen

Allen si lancia in un'opera coraggiosa, anti-commerciale, quasi un omaggio alla propria creatività. La versione che noi vediamo è la seconda, la prima era stata girata con altri attori, ma Allen insoddisfatto decise di rifare tutto da capo. 4 settimane di ripresa furono poi sufficienti per sfornare questo gioiello, ma Allen non mancò di dire che gli sarebbe piaciuto rigirare il film una terza volta; tutto questo a controprova dell'importanza che doveva avere per lui questo film. Opera intimista, quasi teatrale, rispettosa delle unità aristoteliche, è immediata e dilaniante quanto semplice. Le riprese sono più curate che mai, nei lunghi piani sequenza che si amalgamano con i contrappunti in maniera delicata e naturale. Come una carezza di velluto, il tutto si svolge velocemente, rubando l'attenzione allo spettatore dall'inizio alla fine senza mai stancare. Un regista all'apice della propria maturità artistica si muove, nascostamente, dietro l'organizzazione di ogni scena e tutto è fluido e liscio, facendo quasi scordare l'artefizio cinematografico.

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