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La grande illusione

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La grande illusione

di axe
8 stelle

Durante la Grande Guerra, due ufficiali francesi, Boeldieu e Marechal, sono fatti prigionieri da un omologo tedesco, in seguito all'abbattimento del loro aereo. Dopo aver ricevuto un trattamento "cavalleresco", sono inviati in un campo di concentramento, dove socializzano con altri ufficiali prigionieri e organizzano una fuga, che non riuesce, a causa di un improvviso trasferimento in altro campo. Dopo altri tentativi di evasione, falliti, vengono relegati in una fortezza, il cui comandante è l'ufficiale Von Rauffenstein, colui che, tempo prima, aveva abbattuto il velivolo francese. Boeldieu e Marechal, insieme ad un altro prigioniero, Rosenthal, di origini ebraiche, organizzano l'ennesima fuga; Boeldieu, però, decide di non fuggire, ed anzi si sacrifica per consentire agli altri due di allontanarsi. Dopo una parentesi all'interno della casa di una donna, la quale, nonostante a causa della guerra abbia perso marito e fratelli, non esita ad aiutare i due fuggiaschi, Marechal e Rosenthal si dirigono verso la neutrale Svizzera. Ho visto questo film incuriosito dalle valutazioni estremamente positive, e non posso che concordare con esse. Al centro dello studio del regista Jean Renoir è il bilanciamento tra sentimenti che anima i personaggi di Boeldieu e Von Rauffenstein, i quali, pur trovandosi a combattere su fronti opposti durante un conflitto di una ferocia senza precedenti, scoprono affinità che consentono loro di instaurare un legame. Ciò, pur non essendo in discussione la fedeltà alle rispettive patrie, la Francia e l'Impero Germanico, è stato possibile grazie all'alto lignaggio cui appartengono i due ufficiali, la quale ha dato loro un'educazione e degli ideali che consentono di riconoscere nell'altro un simile, non solo da rispettare - il film mostra che il rispetto non è negato ad alcun prigioniero - ma anche da apprezzare. Dalle conversazioni tra i due emerge la consapevolezza della prossima estinzione di una particolare tipologia di militari, sia quali combattenti, sia quali uomini. Il futuro è dei Rosenthal e dei Marechal; gente più pratica, certamente non malvagia, ma in grado di sfruttare con spregiudicatezza le risorse - ricchezza, intelligenza, fascino - di cui è dotata, non per tornare a combattere per una patria cui non sembrano particolarmente affezionati, ma, più semplicemente, per vivere con dignità. Marechal intraprende una relazione con la donna tedesca che ospita i due fuggitivi, e progetta di portarla in Francia dopo la guerra; dal suo canto la donna, nonostante i lutti patiti a causa del conflitto, non mostra alcuna animosità verso chi dovrebbe considerare nemico; anch'essa è in grado di "guardare avanti", se non altro per il bene della sua bambina Lotte. I Boeldieu ed i Von Rauffenstein, come sarà confermato dalla Storia, non trovano spazio nel mondo moderno. Il film esprime questo concetto raccontando la sorte dei due personaggi; Boeldieu, nel voler creare un diversivo che favorisca la fuga dei due compatrioti, muore, ucciso involontariamente da Von Rauffenstein, il quale, essendo gravemente minato nel fisico a causa delle ferite di guerra, e per questo relegato in un ruolo che non apprezza, gli spara sbagliando mira, per poi rimanerne terribilmente addolorato. Pur mostrando un Boeldieu prigioniero, sia perchè fisicamente recluso, sia metaforicamente, perchè indissolubilmente legato ai valori del suo essere aristocratico, il regista non nega la primaria valenza della libertà. I prigionieri passano il loro tempo progettando o attuando tentativi di fuga; i carcerieri, pur contrastando tali tentativi, ne accettano la legittimità. Lo stesso ufficiale francese si sacrifica per la libertà dei compagni. Interessante, inoltre, l'immagine che Jean Renoir dà della guerra. Uno scontro fisico, ma anche morale; non solo gli uomini muoiono, ma anche valori, ideali, stili di vita non pù in grado di prevalere in una competizione che si fa giocoforza più serrata. Di rilievo l'interpretazione di Erich Von Stroheim, nel ruolo del comandante tedesco. Figura malinconica, resa saggia e consapevole dall'esperienza in guerra, di temperamento mite nonostante il ruolo di carceriere, subisce la beffa dell'evasione, ed è invisa ai suoi stessi uomini. Ottimo film di genere, ricco di idee, nonostante i molti decenni che ha sulle spalle, può essere piacevole ancora oggi grazie ad una narrazione vivace; una costante alternanza di toni, tra commedia e dramma; dialoghi complessi ma mai noiosi; ambientazioni e costumi realistici. Merita senza dubbio una visione, e non solo dagli appassionati di cinema bellico.

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