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Dunkirk

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dunkirk

di berkaal
8 stelle

Christopher Nolan nel realizzare questa pellicola si lancia in un'arditissima acrobazia spazio-temporale, che, almeno per chi scrive, non appare per niente comprensibile all'inizio del film. In altre parole, la narrazione si divide in tre dimensioni: terra, mare, cielo. Ciò che viene narrato a terra dura una settimana, in mare un giorno, in aria un'ora, però chi assiste al film vede queste tre dimensioni contemporaneamente, come se gli avvenimenti fossero sovrapposti. La trovata si rivela però essere una cloaca maxima, perché, come diceva già qualcuno, i torni non contano. Ad un certo punto le dimensioni mare e aria si intersecano: Mr. Dawson, a bordo della sua imbarcazione, mentre si dirige verso Dunkirk, raccoglie un pilota di Spitfire che è stato abbattuto, l'ora si colloca più o meno nella tarda mattinata. Alla fine del film, lo Spitfire superstite, rimasto senza carburante, atterra sulla spiaggia poco prima del tramonto, che il 4 giugno a Dunkirk è alle 21:59. Ergo, quell'ora sbandierata dal regista si dilata a circa dodici ore, potenza del mezzo cinematografico. Tanto valeva non si fosse lanciato in questa architettura temporale azzardata, non l'avrebbe pestata....

Oltre a questa clamorosa topica c'è un altro grosso neo: la musica di Hans Zimmer (quello de "Il Gladiatore"), che è ottima concettualmente, ma insopportabile per il volume eccessivo e per il senso di oppressione che genera, rendendo la visione della pellicola un'esperienza drammatica. Il compositore, nota curiosa, usa nel film una scala Shepard, del resto già usata dai Beatles In "I Am The Walrus" e dai Pink Floyd in "Echoes", e si ispira ad un tema di Edward Elgar. Per il resto il film è apprezzabile, asciutto, senza fronzoli, denso, crudo, non è una visione d'insieme di quanto accaduto sulle spiagge e dell'operazione di evacuazione, ma di uno spaccato muto, delle esperienze di un manipolo di persone che hanno vissuto questo avvenimento da punti di vista molto diversi. La regia è buona, così come l'interpretazione del cast, nel quale si segnala la prova di Mark Rylance, convincente lupo di mare. Molto interessante anche la fotografia, con un verde, soprattutto all'inizio, tanto bello quanto innaturale. Il risultato è un buon film, pluripremiato, tra l'altro otto candidature agli Oscar e tre statuette, ma però un tantino pretestuoso e nel complesso un po' deprimente.

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