Regia di Luis Buñuel, Salvador Dalì vedi scheda film
Quindici minuti di immagini rivoluzionarie e sovversive, seppur appartenente slegate tra di loro, che sono ormai entrate nel mito del cinema. VOTO: 8½
Ci sono opere che segnano la storia dell'arte. Lavori che a prescindere dal valore tecnico itrinseco danno vita (o morte) a un'epoca. “Un chien andalou” dell'impareggiabile duo spagnolo Luis Buñuel – Salvador Dalí è una di queste. Opera prima di Buñuel, che all'epoca aveva solo 29 anni, e unica (di cinema, chiaro sia) di Dalì, ancor più giovane del primo, appena venticinquenne. La carica sovversiva e dirompente del brevissimo film è chiara sin dalla primissima scena, quell'occhio di donna tagliato dal rasoio appena affilato che è ormai parte della storia del cinema. E i restanti 15 minuti di pellicola vanno avanti così, per immagini oniriche e apparentemente scollegate ma tutte stracariche di significati. Da segnalare che il film fu distribuito in un primo momento privo di accompagnamento musicale, che venne aggiunto solo nel 1960 dallo stesso Buñuel. Semplicemente una pietra miliare nel percorso della settima arte.
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