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Indiscreto

Regia di Stanley Donen vedi scheda film

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La recensione su Indiscreto

di Antisistema
6 stelle

Con Indiscreto del 1958, Stanley Donen abbandona definitivamente i musical per diventare un regista di commedie sofisticate con cui raggiungerà intorno a metà e fine anni 60', i risultati più entusiasmanti della sua carriera. Ma per arrivare a tali livelli, il regista doveva fare prima un po' di gavetta e con Indiscreto confeziona un film sicuramente inferiore a tutti gli altri suoi che ho avuto modo di vedere.

 

L'attrice Anne (Ingrid Bergman), delusa dall'amore, ritrova la speranza quando si invaghisce di Philip (Cary Grant), un affascinante diplomatico che ricambia i suoi sentimenti, confessandole però di essere sposato. Quando la donna scopre che, in realtà, l'uomo non ha nessuna moglie e che vuole solo evitare di rinunciare alla sua disinteressata vita da scapolo, ordisce un piano per sconfessarlo.

 

Classico soggetto tipico di certe commedie romantiche, dove il regista analizza il legame tra uomo donna ed il matrimonio. Donen riesce a condurre discretamente in porto quest'opera sfruttando i suoi due assi nella manica, Cary Grant e Ingrid Bergman. A dire la verità, nutrivo delle forti perplessità sulla seconda, ma visto il tono da commedia sofisticata impresso da Stanley Donen (prima opera prodotta dal regista, visto che nessuno voleva finanziargliela incredibilmente), fortunatamente Ingrid Bergman riesce ad essere un valore aggiunto piuttosto che fattore di debolezza.

 

Purtroppo la prima parte del film, ingrana con tanta fatica, per via della verbosità a palate e una Bergman un po' ingessata che non riescono a dare il giusto scatto al film, fortunatamente però passato 1/3 della durata della pellicola, l'opera carbura sempre più per poi filare abbastanza bene sino alla fine. Ingrid Bergman nella commedia non ha l'anarchia di una Monroe, né l' ironia svalvolata di Audrey Hepburn (più adatta alla poetica e alla visione di Donen in effetti); ed infatti il regista riesce a far ridere lo spettatore puntando sul fatto di impostare la recitazione di Ingrid Bergman su una modalità forzatamente sostenuta. L'attrice si sforza di apparire come una persona seria, in special modo nella scena del ballo (di gran lunga la migliore del film) dove ogni suo sguardo rivolto a Cary Grant (che sembra dire "divertiti che dopo ti spacco il culo a casa") è un pezzo di bravura recitativa che mostra la grandezza di questa donna, anche quando non è nel dramma (che lei prediligeva), in sostanza dopo 2 oscar e a 40 anni, Ingrid Bergman non ha più bisogno di imparare un bel nulla, poiché se sfruttata come si deve, funziona anche nelle commedie (e dire che non aveva questa voglia di ballare perché si sentiva ridicola, meno male che Donen le insegnò 4-5 passi di danza semplici e si oppose alle inutili ritrosie dell'attrice; anche nel ballo è semplicemente deliziosa).

Cary Grant naturalmente superiore alla sua partner, visto che la commedia è il suo elemento naturale e quando si scatena nel balletto con le sue scarpette nere è pienamente a suo agio e divertito.

 

In sostanza una commedia di stampo molto teatrale (palese sin da subito), datata, basata degli equivoci e sulle bugie di Grant sull'impossibilità di sposarsi.
Inserti pop tramite i quadri appesi alla parete e simbolismi derivanti dal colore delle due rose all'inizio; la rosa rossa  (la passione), la rosa gialla (la gelosia e l'invidia, ma anche un sentimento forte di gioia... special modo perché la donna finalmente sembra aver trovato un possibile amore).

 

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