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Il boxeur e la ballerina

Regia di Stanley Donen vedi scheda film

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La recensione su Il boxeur e la ballerina

di millertropico
8 stelle

Forse il titolo più giusto per l'edizione italiana di questo dittico deliziosamente manieristico che nell'originale suona Movie movie (ovvero Film film) sarebbe stato Doppio programma.
Sembra davvero di fare un tuffo in un passato ormai lontano: come ai bei tempi (che magari adesso sembrano preistoria) si entra al cinema, e di film se ne vedono due al prezzo di un solo biglietto, uno di seguito all'altro. Più brevi, si capisce (dovevano rientrare in un determinato minutaggio complessivo: sommati insieme e con l'aggiunta di un esilarante "prossimamente" sempre presente come intervallo, non potevano superare l'ora e tre quarti di durata), ma ciascuno perfettamente compiuto, e di norma trattanti ciascuno un argomento e un genere fra loro contrastanti e contrapposti.
E' un pò quello che ha inteso fare (o meglio ricreare) il regista con questa divertita e divertente "operazione nostalgia": una prima parte (il film d'apertura di una volta) che appartiene al genere pugilistico-sentimentale in voga negli anni '30 ("Il boxeur "- in originale "Dynamite Hand") e una seconda parte che si proietta a recuperare invece il genere musical ("La ballerina" - in originale "Baxter's Beauties of 1933"), rispettando sempre però gli stilemi rappresentativi corrispondenti alle modalità rappresentative del al periodo "rivisitato" (quello del decennio che precede la seconda guerra mondiale).
Stanley Donen con il consueto garbo che ha contraddistinto sempre il suo cinema, effettua insomma un'operazione non troppo dissimile da quelle compiute in ripetute occasioni, da Peter Bogdanovich: analoga certamente, ma meno sofisticata e "intellettualistica" (e se si vuole, anche un pò meno "personale" e creativa). Si ricalcano insomma  i canoni,, ma ovviamente con un approccio stilistico un pò sornione, e soprattutto sorretto da una buona dose di ironia..
La Hollywood dell'happy end, convenzionale e ottimista, è infatti rievocata con una indulgente arguzia, cosa questa che potrebbe risvegliare nello spettatore attempato più di un pensiero nostalgico, Ma non si tratta però di una innocua "copia conforme" in effetti: l'omaggio c'è ed è palese, ma la distanza critica dello sguardo si avverte perfettamente, perchè i temi e i personaggi sono osservati e rappresentati come maschere ipocrite di una dura realtà (sappiamo esattamente quale era il clima e la situazione sociale ed economica di quegli anni in America), e non traspare di conseguenza fra le righe alcun "rammaricato" rimpianto. Resta ovviamente inalterato il piacere del "lavoro" ben fatto, di una tecnica narrativa esemplare e prodigiosa  che il regista rinverdisce con ammirevole perizia e vigore, ben coadiuvato dagli interpreti: uno straordinario George C. Scott, coaqdiuvato dallìavvenente Tris Van Devere, Red Buttons Eli Wallach, Barbara Harris, Jocelyn Brando, Barry Bostwick e George Burns.
Secondo il Mereghetti, con questa pellicola "Donen ricostruisce con precisione due stili cinematografici, concedendosi qualche tocco ironico nel primo episodio e utilizzando invece il secondo per riflettere (con la serietà che richiede una ricostruzione filologicamente perfetta, se si esclude il dichiarato anacronismo del colore) sulla sparizione di un genere di cui fu uno dei grandi maestri".

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