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Un affare di donne

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un affare di donne

di Peppe Comune
8 stelle

Il 30 luglio del 1943, nella Francia collaborazionista del maresciallo Pètain, il Tribunale Speciale di Stato comminò l'ultima condanna a morte per ghigliottina. Una ventata di bieco patriottismo percorse il paese in lungo e in largo facendo di Marie Latour (Isabelle Huppert) la vittima sacrificale del risollevamento morale di un paese vinto. Nel nome dei valori sacri della famiglia, patria e lavoro si perpetrò l'ipocrisia atroce di condannare a morte una donna che praticava aborti clandestini quando si collaborava coi crimini nazisti.

 

 

Claude Chabrol riprende la "storia" di Marie Latour con "Un affare di Donne"(tratto da un romanzo di Francis Szpiner) che diventa uno strepitoso affresco della Francia occupata e un modo per riflettere sull'ipocrisia che alberga nei meccanismi del potere costituito. É in fondo un dramma sull'ignoranza e la povertà di una donna che sogna di fare la cantante e finisce quasi per caso a praticare aborti, a scoprire i vataggi economici di questa attività e quindi la possibilità di affrancarsi da una vita di stenti. Chabrol non cede al facile sentimentalismo e la natura cinica di Marie ci viene restituita in tutta la sua pregnanza. Più che la pratica abortista o il fatto di lucrare sulle prestazioni dell'amica prostituta, cose che troverebbero una loro ragion d'essere nell'oceano di atrocità che si compivano in quel periodo, ciò che induce da subito a nutrire un sentimento di antipatia per Marie è il suo egoismo individualista, il suo freddo egocentrismo, il senso di disamore per quello che non gli riguarda. Dimentica di tutto l'orrore che gli gira intorno, si gode la sua raggiunta agiatezza con la baldanza di chi crede di essere nel giusto, di chi pretende che gli venga riconosciuto il posto al sole che si è guadagnato. Marie sale sul carro dei vincitori persuasa di autoassolversi in quell'ingranaggio di morte molto più grande e diventa suo malgrado la coscienza sporca di un paese che,"diventato un gigantesco porcile"(come dice il suo avvocato difensore), per viltà la immola sull'altare della sua restaurazione morale. Grande film che alla maniera di Claude Chabrol sa frugare tra le pieghe più oscure dell'animo umano e dare il meritato risalto all'istrionismo del volto e del corpo dell'immensa Isabelle Huppert. 

 

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