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Evoluzione di un mito
di ElsaGreer
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Frankenstein, o meglio Il mostro di Frankenstein, è già in letteratura un mito da quando nel lontano 1818 la scrittrice britannica Mary Shelley pubblicò la prima stesura del romanzo gotico horror.

Ispirazione nata circondata da intellettuali di spicco del suo tempo, poeti visionari come Piercy Shelley o Lord Byron, e John Polidori, medico personale di Byron, ma anche scrittore e inventore del racconto Il Vampiro. In un’atmosfera così intellettualmente stimolante non poteva che nascere un capolavoro, frutto di una paura ancestrale dell’uomo, l’idea di un mostro, dell’ignoto e sconosciuto, ma anche emblema della sperimentazione scientifica, della conoscenza umana, della trasformazione.

Il mostro di Frankenstein è divenuto nel tempo fonte di ispirazione cui attingere in diversi campi, quello cinematografico su tutti. Dal primo film muto del 1910 al primo iconico e indimenticabile sonoro del 1931, diretto da James Whale e interpretato da Boris Karloff, che ci regalò “il volto” del mostro, frutto del trucco impeccabile di Jack Pierce e di cui la Universal detiene ancora tutti i diritti d’autore. Ma Frankenstein ebbe diverse rielaborazioni, dal genere comico all’animazione, dai vari sequel (La moglie di Frankenstein, Il figlio di Frankenstein, Il terrore di Frankenstein) al musical, come il celeberrimo Rocky Horror Picture Show, passando da produzioni a livello internazionale. Un soggetto così accattivante, affascinante, irresistibile, così profondo nei vari significati, sfaccettature e interpretazioni che ha ammaliato moltissimi registi. L’ultimo, in ordine di uscita, è Yorgos Lanthimos con il suo “Povere Creature!”, rivisitato in chiave femminile e che ha ottenuto già diversi premi (Leone d’Oro a Venezia e Golden Globe), nonché undici candidature agli Oscar, film molto apprezzato per la visione moderna del regista, forte accusa al maschilismo e inno all’emancipazione femminile, ma che ha fatto discutere, soprattutto negli Stati Uniti, ricevendo critiche per linguaggi scurrili e nudità, critiche contro cui Emma Stone, la protagonista Belle, si è dovuta purtroppo difendere. Proprio in questo clima di “rinascita” (di nuovo) del mostro che, sono sicura, farà da apripista a mode e tendenze per tutto il 2024, spunta l’annuncio di Guillermo Del Toro del suo personalissimo Frankenstein, film di cui ancora non si conosce nulla, solo il cast e l’inizio delle riprese per febbraio. Protagonisti del suo lavoro, che aveva già in mente da moltissimi anni, saranno Mia Goth, Oscar Isaac, Christoph Waltz e Jacob Elordi. Sarà un film personale, rivisitato come il coraggioso Lanthimos, o una visione distopica?

Senza dubbio il fascino del mostro ha colpito ancora. Da secoli è un catalizzatore, una sublimazione, un esorcismo alla paura, una nuova luce sui misteri dell’uomo, un faro sulla scienza o più semplicemente qualcosa di talmente bello da suscitare in ognuno di noi un sentimento.

Perchè la bellezza, come il mostro Belle, in fondo è questo, saper scaturire un’emozione.

 

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