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Zombi 2 (versione "cut-massacre") e la censura in TV
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Zombi 2 (1979): locandina

Halloween (31/10/2021). Il canale Cine34, prediletto dagli appassionati di cinema italiano (soprattutto anni Settanta e Ottanta), in piena notte dedica agli amanti dell'horror nostrano due film di Lucio Fulci: Zombi 2 e Zombi 3.  Già trasmessi in precedenza, anche su altri canali Mediaset (Rete 4), in particolare Zombi 2 (nel 2019) e facilmente reperibili in supporto digitale. Zombi 2 a dire il vero, ben prima d'essere disponibile in home video, venne trasmesso nel lontano 1989 su Rete 8, in una versione apparentemente integrale. Per pura curiosità sul trattamento riservato alla versione "in onda", abbiamo deciso di rivedere parzialmente il classico secondo capitolo, notando che sono state private molte sequenze addirittura fondamentali. Tra le tante quella dell'aggressione subacqua dello squalo bianco allo zombi, la doccia della Karlatos e susseguente scheggia di legno nell'occhio e il morso alla gola ad Auretta Gay (quando nel cimitero spagnolo è in compagnia di Al Cliver). I film di Fulci d'altra parte, essendo perlopiù vietati ai minori, quando passano in televisione sono destinati al massacro: sul finire degli anni Novanta, L'Aldilà (in prima TV) venne sforbiciato praticamente in ogni sequenza splatter e gore, finendo per apparire una pallida versione dell'originale (ma curiosamente con l'incipit virato seppia, che era invece assente in home video). A notte fonda, preceduto da un avviso che lo sconsiglia in visione ai minori e con un bollino rosso sempre presente su un angolo dello schermo, Zombi 2 ha fatto il suo passaggio anche su Cine34. Chi, senza conoscere l'originale lo ha visto, quando sentirà parlare della celebre scena dell'occhio (citata anche in molti testi dedicati a Fulci), penserà di aver assistito a un altro film. Nel 2021, poniamo uno spettatore adulto, ha davvero necessità che una commissione stabilisca, sulla base di una legge del 1990, cosa deve vedere sul "piccolo schermo"? Mentre un minorenne smaliziato e ben più abile dei genitori a manovrare un PC, utilizzando le possibilità offerte dalla tecnologia, Zombi 2 se lo guarda in internet se non in streaming sull'app. della smart TV. Ovviamente in versione integrale. Anzi: magari si guarda ben altro, cliccando "YES" su un pop-up che chiede conferma - in maniera ipocrita, ma stranamente legale - di indicare che è maggiorenne.

censura-eric-drooker

La regolamentazione della "grande" censura in Italia si suddivide in tre categorie: quella sull'informazione (stampa, giornali, editoria); quella sulle opere cinematografiche destinate alla proiezione in pubblico (cioè in sala); quella più inflessibile, dannosa e pervadente, che pone forti limiti nella diffusione dei film sulle reti televisive e altrettanti vincoli ai programmi radiofonici. Della prima, citando Wikipedia: 

"Al 2015 Freedom House ha classificato la stampa italiana come Partly Free ('parzialmente libera'), mentre nel rapporto dello stesso anno Reporter senza frontiere pone l'Italia al 73º (!) posto per la libertà di stampa."

Possiamo solo immaginare in che posizione siamo nel mondo se trattiamo invece le "soglie del visibile" su schermo domestico, quando persino un'ingenua commedia con interprete Nadia Cassini (meno trasgressiva di certi spot pubblicitari) è trasmessa solo a seguito di restrizioni, in versione "ridotta". Per quanto riguarda la sala cinematografica, viviamo invece un paradosso dato dal fatto che negli ultimi anni la censura non era più aggressiva, molto più permissiva, quasi inesistente. Sino a qualche anno fa il perimetro ufficiale del lecito era stabilito dalla legge 161 del 1962, che determinava in quali circostanze un film poteva essere fortemente tagliato o eventualmente modificato per non risultare offensivo o "lesivo" (sulla base di quali soggettivi parametri, è sempre stato fonte di discussione). Arrivando raramente, per alcune pellicole, alla extrema ratio del divieto totale di diffusione. La legge 161 è stata ammorbidita nel 2017, quindi artificiosamente "abolita" più di recente (comunicato MIC del 5 aprile 2021) con il Decreto che ha istituito una nuova Commissione, il cui compito consiste nel valutare l'attendibilità di classificazione a tutela dei minori, evitando così la censura SOLO per i film "destinati alle sale". In pratica oggi per questi ultimi non esite più un sistema censorio preventivo, sostituito invece da una regolamentazione "interna": un’autocertificazione, che deve avvenire da parte di produttori e distributori. I film devono essere cioè classificati, in base al loro contenuto, in una categoria dagli stessi ideatori, con possibilità di quattro scelte:

film per tutti 

film vietati ai minori di 14 anni

film vietati ai minori di 18 anni

film vietati ai minori di 6 anni

Con ulteriore riserva sul fatto che i minori di 14 e 18 anni possono tuttavia accedere alla sala che ha in programma contenuti proibiti quando in compagnia di un tutore (genitore o altro maggiorenne), se hanno almeno 12 o 16 anni d'età. In sostanza, la censura in Italia non si applica più ai nuovi film, ma viene attentamente monitorata la corretta classificazione che ne viene data, soprattutto in presenza di opere contenenti scene di "sesso, violenza, uso di sostanze stupefacenti, condotte criminali, discriminazioni e linguaggio volgare". Il fatto è che quegli stessi film sono poi destinati ad essere trasmessi in seconda battuta anche sulle televisioni "in chiaro" (attenzione: non in streaming, home video o pay tv), la cui diffusione è tutt'ora regolamentata dalla legge 223/90 (art. 15, comma 11), sulla quale sono poi stati aggiunti accorgimenti discrezionali a maggior tutela dell'emittente (tipo le didascalie iniziali che annunciano trattarsi di un film destinato a un pubblico adulto o i bollini semaforici). La censura che è dunque uscita dalla porta, rientra dalla finestra (o meglio, resta saldamente dove era più influente) con effetti molto più incidenti e gravi data la differenza dei tempi di fruizione dei prodotti: in sala circolano per uno o due week-end, in televisione non hanno limiti di data o scadenza.

Esemplificando perché un horror come Zombi 2 (a suo tempo distribuito con divieto ai minori) non può passare integrale in televisione, citiamo da Italia taglia:

"La normativa regola la questione relativa alla diffusione dei film in tv. Secondo la legge originaria (223/90, art. 15 comma 11) - e i suoi successivi aggiornamenti - nessun film privo di ‘visto di censura’, o ‘vietato ai minori di 18 anni’ può essere trasmesso dai canali in chiaro (in alcuna fascia oraria). Per i lavori proibiti ai minori di 14 anni, la restrizione è decisamente più contenuta. La normativa permette, infatti, la loro trasmissione nelle sole fasce orarie successive a quella del prime time (dalle 22:30 alle 7:00). La discriminante motiverebbe, in conclusione, la presentazione di ‘seconde edizioni’ di film in origine ‘vietati ai minori’, desiderosi di ottenere il nulla osta di trasmissione. Gli ‘alleggerimenti’ subiti dal film, proposti dal richiedente o dall'avente diritto, sottoposti ed accettati dalla Commissione, contribuirebbero alla riduzione (nei casi migliori alla totale eliminazione) del divieto, permettendo, di fatto, la diffusione televisiva del lavoro (in qualunque fascia oraria)."

Sono ancora lontani i tempi in cui potremo assistere a un film originariamente sottoposto a nulla osta o (a decorrere dal 2021) con con autocertificazione 18+, senza che venga diffuso dalle TV "libere" nel totale disprezzo dell'integralità - alla faccia del Decreto u.s. che ha glissato sulla questione - quindi a danno degli autori stessi e infine del pubblico (per il quale qualcuno decide ancora oggi, e lo farà a lungo termine, cosa può o non può vedere). A questo punto per l'appassionato di cinema che rispetta l'integralità dell'opera, di qualunque tipo o genere, viene lecito chiedersi che senso possa avere aspettare le quattro di notte per poi vedere un prodotto rigorosamente declassato (quindi tagliato), con tutto il rispetto dell'interessante palinsesto di Cine 34, che è costretta a proporre praticamente un film su due... "modificato come VM14", nel rispetto delle vigente legislatura. Legislatura che per le nuove produzioni non contempla la censura, ma impone l'autocensura e la classificazione "vietato ai minori di 18 anni" (il risultato finale non cambia quindi di una virgola per lo spettatore domestico). Resta solo da fare un'amara constatazione: c'era dunque più libertà d'espressione nel 1989, quando un film come Zombi 2 (ma potrebbe benissimo essere stato anche l'Arancia meccanica di Kubrick o il Teorema di Pasolini) poteva essere trasmesso senza subire inaccettabili tagli.

Per chi avesse visto Zombi 2 in televisione alleghiamo almeno una delle scene tagliate, liberamente visibile persino su YouTube (un social che non scherza affatto sulle limitazioni in base a limiti d'età).

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