Da una parte ringraziavo le divinità bacchiche che le proiezioni per la stampa ci fossero la mattina così mi evitavo di bere le solite due birre prima di entrare in sala, comunque sia avevo deciso che non gli avrei allungato niente a quelli dell’organizzazione, manco per un caffè, la festa è uno spazio condiviso e un tempo altro, ma qui gli stand enogastronomici erano gli unici posti per sedersi e non fare niente - Poi c'erano gli scalini fuori dal bar dell’Auditorium, perfetti per mettersi al sole, chiudere gli occhi e respirare in silenzio - Il fotografo seguiva le linee che Renzo Piano aveva immaginato chissà quando e la luce del giorno faceva il resto, insieme ai riflessi, alle ombre, alle figure stilizzate delle persone che vedevo muoversi e diventavano pure immagini nel mio teatro mentale - Lo scrittore prendeva appunti come sempre, in disparte, cercando piccole oasi di tranquillità, senza rumore, verso l’uscita dell’Auditorium, dopo le sale allestite per i giornalisti, era il luogo ideale, non c’era nessuno in giro - Insiemi di attimi, attese mai rispettate, il suono dei tacchi alti sul pavimento, l’attenzione rapita, i giochi degli specchi, le traiettorie degli sguardi - Mi metto in fila in attesa che il prossimo film cominci
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