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STRANGER (2017), OVVERO LA MIGLIOR SERIE (COREANA) SU NETFLIX
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Ne ho già parlato altrove (che volete farci, ho le mie fissazioni...), ma da quando ho scoperto, qualche anno fa, la cinematografia orientale e, specialmente, per quanto concerne l'oggetto di questo post, quella coreana, sono stato colto da una specie di foga bulimica cinefila inghiotti-tutto che mi ha (quasi inevitabilmente, si potrebbe dire) infine condotto anche a costeggiare pure i lidi televisivi del piccolo, grande paese appendice geografica della Cina.

 

Come forse qualcuno di voi già saprà, la “Hallyu”, la “Korean wave”, “la grande ondata coreana”, la diffusione a livello internazionale della cultura del paese, già da tempo ha coinvolto anche il mondo della peculiare serialità televisiva autocto­na, che si è dimostrata in grado di attrarre grandi consensi anche all’estero (in particolare, per adesso, negli altri paesi asiatici [in testa Cina, Giappone e Filippine], bisogna ammetterlo, ma, come si suol dire, "diamo tempo al tempo"...).

 


Tale ondata ha cominciato comunque, seppur flebilmente, a farsi sentire anche da noi soprattutto grazie al cinema ma, dico io, adesso che "si è sdoganata"(dico la cultura coreana) perché non compiere dunque l'ulteriore passetto e, complice l'offerta di una certa piattaforma di streaming (non mi esprimo per quanto concerne altri più opachi, ambigui, oscuri "metodi di approvvigionamento" ma sappiate che esistono [...inserire tono cospiratorio...]) presente anche da noi, dare uno sguardo anche alla produzione televisiva del paese? Potevo forse esimermi, io, me, myself and I, dal farlo? Dal darci appunto uno sguardo? Ovvio che non potevo.

 

E dunque eccoci qui a parlare di Stranger (o Secret Forest o Forest of Secrets che dir si voglia [che qua piace utilizzare titoli dai suadenti toni anglosassoni...]).

Si diceva che le serie tv coreane, o "drammi coreani" (altrimenti noti, sempre all'inglese, come "k-dramas" [abbreviazione di korean-dramas"]) stanno registrando sempre più ampi consensi, in particolar modo in molti paesi asiatici. Ebbene, diretta conseguenza di ciò, come c'era da aspettarsi, è il continuo aumento della richiesta di queste particolarissime serie tv che, pertanto, come già accennato, hanno finito per non poter essere ignorate neppure dalle piattaforme di streaming come Netflix.

E questa Stranger si dimostra sin da subito una delle offerte più interessanti presenti anche sul catalogo italiano del sopraccitato sito.

 

 

Perché trattasi di una serie dal ritmo incredibilmente serrato (anche, e soprattutto, in rapporto alla durata [intorno alle 18 ore a conti fatti]), ben diretta, ma cosa più importante magnificamente sceneggiata da Lee Soo-yeon, che è riuscita a congegnare un meccanismo narrativo praticamente perfetto, letteralmente ad orologeria, un continuo gioco di tranelli, di incastri e specchi, che si mantiene vivo, vivissimo, pulsante sino agli ultimi, ultimissimi minuti. Senza (quasi) alcuna caduta di ritmo.

 

Data la ricchezza, frequenza ed elaboratezza da puro giallo sin quasi "d'autore" strapieno di depistaggi dei dialoghi, potrà forse risultare talvolta un poco difficile per lo spettatore tenere il passo con i sottotitoli, ma ciononostante dovrebbe cercare di riuscirci perché sono precisamente i dialoghi uno dei punti di forza di questa serie assolutamente sorprendente; ovverosia rappresentano uno dei tanti stratagemmi per tramite dei quali si tenta (riuscendovi quasi sempre) di condurre costantemente fuori strada chi guarda, grazie ad una serie incessante di mirabilmente intrecciate rivelazioni concatenate che spesso finiscono per contraddire quanto visto (e detto) in precedenza, in un crescendo narrativo via via sempre più entusiasmante che culmina nel finale inaspettato e tragico. Un crescendo narrativo che certo richiede una ferrea attenzione da parte dello spettatore, comunque ampiamente ricompensata dalle oltre diciotto ore di pura tensione che questa serie regala ad un livello che è particolarità solo dei migliori thriller.

 

 

Considerata, in ogni caso, l'occasionale verbosità che ne deriva, la serie riesce (ancora una volta: sorprendentemente) a non annoiare mai, in quanto il racconto si mantiene sempre stimolante, avvincente e capace di far riflettere, una perenne sfida all'intelligenza e alle capacità di attenzione, osservazione e deduzione dello spettatore.

Stranger è una serie da palpitazioni, battito cardiaco accelerato nonché rischio di crisi iper-glicemica sempre in agguato, che procede a tappe serrate sino a giungere all conclusione, che rappresenta un'ottima sintesi di tutti i suoi temi e, in più, si dimostra capace di suscitare, per l'ennesima volta, una riflessione in merito ad una questione di rilevanza cruciale (e, potremmo dire, tristemente universale) com'è quella della corruzione a tutti i livelli.

 

In definitiva: i colpi di scena non paiono mai forzati, la trama mantiene sempre una sua innegabile e puntigliosa coerenza interna e il risultato finale è ulteriormente elevato dalle buone interpretazioni degli attori nonché dalla competente regia, come si dimostra specialmente nelle scene d'azione. Unico neo: la solita fotografia un poco, giusto un pochino "piatta e patinata" tipica di tanti, troppi di questi "drama".

Tutto sommato, dunque, un ottimo k-drama, un'ottima opera di genere, tesissima, emozionante e pienamente convincente, espressione emblematica di ciò che è capace di regalare la televisione coreana migliore, e sicuramente l'offerta più interessante a questo proposito presente su Netflix

Pertanto, consiglio spassionato: che sia riuscito o no ad instillarvi almeno un pochetto di curiosità, comunque sia non perdetevela.

No, non fatelo. :)

 

 

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